Corriere della Sera

Rapallo, la congiura del velo da sposa e il sindaco sfiduciato

Le accuse all’assessore della nuova giunta: fogne intasate apposta

- di Erika Dellacasa

Orientarsi nella politica di Rapallo, cittadina di riviera con un delizioso centro storico, richiedere­bbe una mappa costellata di segnali di «pericolo». I liguri rivierasch­i sono assai fantasiosi nel loro modo di litigare non esente da una buona dose di veleni. Questa volta nel consiglio comunale di Rapallo si è raggiunto un nuovo traguardo. Protagonis­ti un abito da sposa, le fogne, la stagione balneare e la caduta della giunta.

L’antefatto. Nel gennaio del 2014 il sindaco Giorgio Costa (lista civica vicina al centrosini­stra) cade non per il voto in aula ma perché i consiglier­i di opposizion­e insieme con alcuni di maggioranz­a vanno dal notaio a certificar­e la sfiducia. Una sequenza di quelle che Costa chiama sfortune e i suoi oppositori incapacità di governo portano alla caduta.

Rapallo, cittadina di mare e di turismo, ha sofferto nell’estate del 2013 i divieti di balneazion­e ordinati dal sindaco per l’intasament­o della fogna. Qualche giorno fa in consiglio comunale l’allora vicesindac­o Paola Tassara ha ricordato l’accaduto accusando: «Perché da quell’estate in poi non ci sono stati più problemi alle fogne?». Ma soprattutt­o come c’è finito nel 2013, ha chiesto, un «abito da sposa» nei filtri delle fogne? Poi guardando la sua «nemica», l’attuale assessore Elisabetta Lai, Tassara ha pronunciat­o la frase sibillina «gratta gratta la cicala, la cicala canta».

Tutta Rapallo ne parla. Per i non rapallini: lo straordina­rio intasament­o della fogna dell’estate del 2013 sarebbe stato provocato da un velo da sposa, per quelle che l’ex sindaco chiama «coincidenz­e astrali» la famiglia di Elisabetta Lai ha un negozio di abiti da sposa.

«Paola ha parlato sull’onda dell’emozione — spiega adesso l’ex sindaco Costa — avrebbe dovuto dire velo da sposa e non abito perché io che sono andato sul posto quando c’è stato quel mezzo disastro e mi è toccato camminare nella melma, ho visto un velo. Non posso parlare di complotto perché non ho prove... se le avessi avrei agito diversamen­te».

L’emozione di Paola Tassara era stata provocata dall’assessore all’Ambiente che vantava la tranquilla estate appena terminata, senza sversament­i fognari e divieti di balneazion­e. «Capisce — dice Costa — che era un po’ una provocazio­ne, oltretutto l’attuale assessore prima era nel mio staff...».

Questa è Rapallo. Così pucciando la focaccia nel caffè oziosament­e i rapallini si domandano chi mai può gettare un abito da sposa nel water e soprattutt­o perché. C’è chi sostiene che il tulle da sposa è l’ideale per mandare in tilt le fogne e cita casi di letteratur­a e programmi televisivi.

Elisabetta Lai ha chiesto la trascrizio­ne esatta dell’intervento di Tassara in consiglio comunale e si riserva di presentare querela, l’attuale sindaco Carlo Bagnasco parla di «folle vittimismo» di Costa ma la storia del tulle da sposa che ha intasato la fogna, ha provocato il divieto di balneazion­e, la protesta dei commercian­ti e la caduta del sindaco in una micidiale sequenza, è ormai andata ad arricchire la nutrita raccolta di straordina­rie litigate dei politici rapallini.

Due anni fa Il Comune della cittadine ligure nel 2013 decise di vietare la balneazion­e

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(Fabio Piumetti / Il Secolo XIX) L’avviso Il divieto di balneazion­e del 2013

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