Corriere della Sera

Grandi navi, l’idea di Brugnaro «Entrino in Laguna pagando»

La trattativa fra sindaco e armatori. «Privatizzo anche le farmacie comunali»

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

Deciso e irriducibi­le, Luigi Brugnaro non arretra, anzi, rilancia: «Non solo Klimt e Chagall, se riesco ne metto all’asta altri, tutti quelli che servono e che non fanno parte della storia di Venezia». Questo sindaco sembra un vulcano: pensa di vendere le opere d’arte, mette a gara la gestione del gas, cede la rete di tubature e impianti, vuole dismettere le farmacie comunali, ha ridotto i servizi, le indennità dei dipendenti, «tagliamo tutto il tagliabile e taglieremo ancora, l’anno prossimo un altro 20%».

Tempi grami per i veneziani ma anche per i turisti della città sull’acqua: «Purtroppo non c’è una legge che mi consenta di tassare i turisti. Ho chiesto al governo di poter fare una Ztl pedonale, solo per il centro storico. Vorrei un pagamento diversific­ato a seconda del periodo di permanenza, perché un conto è stare una settimana e altra cosa è fare una toccata e fuga. Chiarament­e, l’accesso resterà libero per i residenti e i lavoratori». La misura meno impopolare riguarda forse le Grandi navi. Brugnaro ha incontrato gli armatori delle navi da crociera e, vista la situazione d’incertezza sull’ingresso in laguna dei giganti del mare, ha colto la palla al balzo per battere cassa con vigore: io vi garantisco che continuere­te a entrare fino alla Marittima ma voi pagate. «C’è una trattativa ed è avanzata ma non ancora definita, non posso dire molto di più. Non la chiamerei comunque tassa, è un termine che non mi piace. Credo che saranno loro stessi a fare un’offerta alla città». Sarebbero milioni di euro, una boccata d’ossigeno per il capoluogo veneto che preoccupa l’associazio­ne delle compagnie della crocierist­ica, la Clia, non tanto per la decadenza del centro ma i per i costi dello stallo politico: «Bisogna trovare una soluzione per Venezia». Se va in porto, l’accordo con gli armatori sarà uno dei pezzi forti della cura da cavallo per la città di San Marco. Che ha un grosso problema: « Schei: in cassa ho solo 200 mila euro e devo pagare 80 milioni di spese ordinarie all’anno e far fronte a un debito di 800 milioni».

Brugnaro è al parco del Piraghetto, a Mestre. Giornata di

Lo scatto Una nave da crociera esce dal canale della Giudecca fotografat­a da Gianni Berengo Gardin. È una delle immagini dell‘esposizion­e «I mostri di Venezia» festa, bambini che corrono vestiti da vampiri, diavoli e streghe. Impazza Halloween e anche il sindaco ha voluto esserci con la moglie e i suoi tre figli più piccoli. Parla di numeri, di programmi e di debiti, mentre Jacopo gli ricorda l’altro suo lavoro: « Papàààà! » . « Un momento, Tassa sul turismo Sto studiando una tassa per i turisti, in centro, che varia in base al periodo di permanenza

amore... Abbiamo 30 milioni all’anno solo di pulizie del centro storico, qui si spazza a mano tutti i giorni, la raccolta dei sacchetti viene fatta porta a porta. Una volta c’erano i 140 milioni della legge speciale ma da 10 anni non la finanziano».

Entra alla bocciofila Dante, al centro del parco, dove quattro signori giocano a scopa: « Oh sindaco, xe pien de buse in via Piave ». Lui: «Bisogna coprirle... invece di giocare a carte».

Perché Brugnaro è così e il suo motto poggia su tre pilastri, come le briccole della laguna: «Sussidiari­età, sacrificio, concretezz­a». La stessa che chiede a Elton John, il quale l’aveva bacchettat­o sui libri cosiddetti gender che il sindaco voleva ritirare dalle scuole materne, definendol­o omofobo, bifolco e bigotto: «Non ho ancora superato quell’offesa gratuita. In ogni caso, ribadisco: tira fora i schei — sposta il tiro —. Nel senso che se sei molto ricco e dici di amare queste calli e questi campielli, dammi una mano a salvare la città».

Il fatto è che Brugnaro odia il partito del «no» e mal sopporta quello dei critici. Come Adriano Celentano che l’ha più volte pizzicato: «Povera Venezia, in che mani sei finita». Il sindaco scuote la testa e restituisc­e la punturina: «Io lo rispetto comunque. Se ha voglia e tempo gli spiego tutto con calma, ci vorrà molta più calma di una volta, è un problema anche di età » . Lo infastidis­ce quella sinistra che vede nella sua arrembante azione di governo uno sfregio alla storia di una città da sempre rossa, quieta e delicata. «E di politici pavidi — aggiunge lui — perché qui si sono venduti i palazzi per salvare il bilancio ma non hanno avuto il coraggio di dirlo. Ora bisogna far ripartire tutto: Porto Marghera, le Grandi opere, le navi da crociera. Intanto devo vendere e vorrei tagliare le cose inutili, come le farmacie comunali: che senso ha tenerle? Basta». Arriva un signore con i capelli bianchi. È il gestore della bocciofila che è anche una onlus municipale. Ne esce un siparietto surreale: « Sindaco, go è grondaie sbusae e dal tetto vien dentro acqua ». Brugnaro: «Perché non le aggiusta?». «Perché casco». «Non deve arrampicar­si lei, prenda una squadretta di amici». «Già fatto». «Bravo». Brugnaro allarga le braccia: «Ci ha provato... bisogna cambiare mentalità». Dal fondo si leva il mormorio dei vecchi giocatori di carte: «Ma senti questo: e le tasse a cosa servono, sindaco?».

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