Corriere della Sera

Mi faccio clonare il cane

Replicare in laboratori­o un animale domestico può costare oltre 100 mila dollari e negli Stati Uniti sta diventando un fenomeno Il dibattito (e i rischi) tra scienza ed etica

- DAL NOSTRO INVIATO

Centomila dollari per clonare il cane che amiamo e che ci sta per lasciare. Usata dapprima per cercare di riprodurre il patrimonio genetico dei purosangue, preziosiss­imi cavalli da corsa, la scienza del genoma viene ormai applicata anche alla clonazione degli animali domestici. Il caso che fa più discutere negli Stati Uniti, è quello di un veterinari­o di Lafayette, in Louisiana. Phillip Dupont ha speso anche più di questa cifra per avere da un laboratori­o sudcoreano, il Sooam Biotech Research Center di Seul, due «copie» di Melvin, un cane al quale era molto affezionat­o.

Dupont aveva comprato per 50 dollari un cucciolo di Catahoula Hound, una razza canina della Louisiana, ma si era ben presto accorto che il cane era un incrocio con un doberman. Non per questo aveva pensato di liberarsen­e, anzi si è legato moltissimo a un animale molto diverso da quelli avuti in precedenza per intuito e capacità di interagire con l’uomo. Così, quando l’ha visto invecchiar­e, ha studiato la possibilit­à di metterne al mondo uno

Giusto? Uno spreco? Una scelta pericolosa? Se ne discute da giorni dopo un servizio della Npr, la radio pubblica Usa. Anche perché, costi a parte, la clonazione, pone problemi etici e ha parecchi punti deboli: intanto gli animali replicati sono simili ma non uguali a quello che si tenta in qualche modo di far sopravvive­re. In secondo luogo questi cani sembrano essere più fragili degli altri, più vulnerabil­i alle malattie. Eppoi, per ottenere un clone bisogna fare vari tentativi. Il che significa sottoporre a interventi chirurgici un gran numero di animali, tra donatori e surrogati.

Ma, mentre si discute, la pratica si diffonde estendendo­si oltre i cani e i laboratori coreani. I Sooam Labs hanno già clonato 600 animali, ma un’attività simile è stata avviata da altri centri genetici anche negli Stati Uniti. È il caso di ViaGen una società basata in Texas che ha cominciato a offrire la clonazione di cani e gatti a un prezzo molto più basso di quello chiesto dal centro di ricerche di Seul: 50 mila dollari per un cucciolo di cane, 25 mila per un gattino. Il New York Post racconta che ViaGen ha già 30 La parola viene dal greco antico klon, che significa ramo. Nel linguaggio della biologia, indica la tecnica di inseriment­o in laboratori­o del nucleo di una cellula somatica in una cellula uovo, fecondata in precedenza, per ottenere un embrione dotato di un patrimonio genetico uguale a quello della cellula somatica. In questo modo si può anche arrivare a clonare in laboratori­o un intero organismo, creando ex novo un essere vivente. clienti in lista d’attesa. Tra essi Dawn, un’arredatric­e di 53 anni che non ha voluto rivelare il suo cognome perché non vuole finire sotto i riflettori della stampa. Vive in California, a Newport Beach. All’inizio di quest’anno ha deciso di provare a clonare il suo gatto siamese. I micini col suo stesso patrimonio genetico, messi al mondo a settembre, ora crescono sotto il vigile occhio dei veterinari di ViaGen. Se tutto va bene, verranno consegnati a Dawn prima di Natale.

Del resto in questo campo anche la discussion­e, il tempo trascorso a macerarsi nei propri dubbi etici, l’incertezza sul da farsi e le divisioni all’interno di una famiglia, possono trasformar­si in business: a New York, ad esempio, Rick Eisenberg non ha ancora deciso se provare a clonare il suo vecchio cane, Rusty, morto alla fine di settembre. ViaGen gli lascia tutto il tempo necessario per completare il suo esame di coscienza, anche perché Rick ha già versato alla società 1.600 dollari per conservare il Dna di Rusty nelle sue celle frigorifer­e.

Dubbi come quelli di Eisenberg non nascono certo oggi: i

Gli interventi Per avere un risultato bisogna fare diversi tentativi e usare molti donatori e surrogati

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