Da Tex Willer a Hulk la sfilata in costume dei supereroi per un giorno
Sono arrivati in 400 mila in Toscana, oltre 100 mila nella giornata di domenica, ultimo dei 4 giorni di Lucca Comics&Games. Una folla accorsa a comprare fumetti e testare le novità di videogiochi e giochi di carte. Ma almeno 10 mila visitatori appartenevano al popolo dei cosplayers: di solito ragazzi tra i 15 e i 25 anni (ma si arriva anche ai quarantenni e oltre) che si travestono da personaggi di fumetti, cartoni e manga. A Lucca si è vista gente indossare stivali e camicioni giallo limone in perfetto stile Tex Willer, ragazzine vestite da Tristezza e Disgusto (dal film «Inside Out») e inserti di cartongesso usati per conciarsi da Capitan America, Hulk o Iron Man. «Ho passato due mesi a creare i miei costumi di quest’anno», dice Simona Marletti, cosplayer milanese, più volte vincitrice dei concorsi lucchesi dedicati al cosplay, «oggi sono la Bestia del film Disney, ieri ero una Time Lady di Dr. Who. I materiali? Gommapiuma, ecopelliccia e plastica worbla». Il termine cosplay nasce nel 1995, quando un gruppo di ragazzi di Tokyo indossò i costumi ispirati alla serie Neon Genesis Evangelion e la stampa nipponica li definì «costume players». Essere cosplayer significa disegnare, creare, cucire il proprio costume, ma soprattutto studiare e interpretare il personaggio dalle strade ai palchi delle gare, dove alcuni si esibiscono anche con un proprio gruppo musicale. primi animali sono stati clonati alla fine degli anni Novanta e già cinque anni fa John Wolstendiek, un giornalista investigativo premio Pulitzer, pubblicò un libro, «Dog, Inc.» nel quale avvertì che il sogno di far sopravvivere alla morte fisica l’animale domestico più amato clonandolo era, appunto, solo un sogno: i due animali avrebbero avuto un patrimonio genetico simile ma non perfettamente identico, mentre il temperamento di un cane dipende anche dall’ambiente nel quale cresce. Oltre ai dubbi scientifici, però, Rick ne ha anche sul modo migliore di spendere i suoi soldi: «Non dimentico che Rusty era un animale abbandonato, l’avevo preso da un canile. E mi chiedo quanti altri animali potrei salvare coi soldi di una clonazione».