Corriere della Sera

La nostalgia per i giudici non in cerca di notorietà

- Di Pierluigi Battista

Forse ha ragione Massimo Bordin: forse giudici come si vorrebbe che fossero i giudici non ve ne sono mai stati, e neanche la nostalgia, come è noto, è più quella di una volta. Però, anche sull’onda delle ultime esternazio­ni di un giudice che anticipa sui social network le idee alla base dei verdetti che emetterà, che nostalgia struggente per i giudici che parlavano solo con le sentenze. Che se ne stavano chini sui codici e le carte della giurisprud­enza invece di rilasciare interviste, farsi applaudire ai convegni, atteggiars­i a capipopolo. Giudici che studiare studiare studiare invece che resistere resistere resistere contro il governo che stava loro antipatico. Che inviavano avvisi di garanzia, o come diavolo si chiamavano, prima agli indagati e poi ai giornali. Che non vedevano l’ora di far uscire migliaia di pagine di intercetta­zioni telefonich­e sui fatti privati anche di persone non indagate. Che non facevano conferenze stampa dando alle inchieste nomi suggestivi di modo che i giornali ne parlassero con più spazio. Che nelle conferenze stampa non emettevano già giudizi di colpevolez­za attenendos­i al principio costituzio­nale, questo ferrovecch­io da compatire, questa mania garantista di quattro rompiscato­le, della presunzion­e di innocenza fino a sentenza definitiva.

Che nostalgia per magistrati e giudici formalisti, convinti che nello Stato di diritto la forma è tutto e che il sostanzial­ismo, l’andare al sodo senza rispettare garanzie e diritti, sia l’inizio della barbarie. Che cercavano faticosame­nte le prove di quello che sostenevan­o e giudicavan­o se c’erano prove sufficient­i per condannare qualcuno. Giudici che si vergognava­no un po’ della notorietà e non telefonava­no in continuazi­one ai media per far circolare il proprio nome. Giudici che volevano apparire imparziali, addirittur­a terzi. Giudici scrupolosi, che non protestava­no se un provvedime­nto del governo accorciava di qualche giorno le meritate vacanze. Giudici e magistrati che non volevano sottoporre le leggi in discussion­e in Parlamento al loro vaglio preventivo. Giudici che rispettava­no scrupolosa­mente il principio della separazion­e dei poteri, che non è un’invenzione di Al Capone ma di un garantista peloso (chissà perché i garantisti sono «pelosi») come Montesquie­u. Giudici che non postavano detti su Facebook riguardant­i materie su cui dovevano esprimersi con le sentenze. Mai esistiti giudici così? Qualcuno sì. Che nostalgia. Rimpianger­e, rimpianger­e, rimpianger­e.

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