Corriere della Sera

All’improvviso appare il Milan All’Olimpico i rossoneri giocano da squadra: 3 reti alla Lazio, superata anche in classifica Apre Bertolacci, che poi si infortuna, allunga Mexès appena entrato e chiude Bacca

- Arianna Ravelli

Philippe Mexès, entrato da appena 68 secondi, anticipa il portiere della Lazio Federico Marchetti e segna il secondo gol del Milan (Ansa)

E in fondo a una serata piena di cose, scherzi del destino e attimi di paura compresi (con Alex che crolla svenuto in area dopo un colpo alla testa: tutto bene), d’un tratto il Milan si volta, si trova fuori dal tunnel e si scopre maturo. Pronto per cosa si vedrà. Tre reti, Lazio (mai così brutta) annientata e superata in classifica.

Merito del primo gol rossonero di Bertolacci, ex romanista, mr 20 milioni (rapido a sfruttare una brutta respinta di Marchetti su tiro di Cerci dopo un’azione meraviglio­samente avviata da Bonaventur­a), che finalmente si è preso il Milan, ma che dopo 10’ è costretto a lasciarlo per un problema muscolare rimediato in seguito a un colpo di tacco. E del raddoppio di Mexès, di testa ( quinto gol che i rossoneri mettono a segno così, è record in A) all’alba della ripresa, quando il francese, entrato proprio al posto di Alex, era in campo da 68 secondi, i primi della sua (incredibil­e) stagione: un’altra volta partito ai margini della squadra (è stato Silvio Berlusconi a imporre il suo rinnovo), a lungo infortunat­o, un’altra volta pronto nel momento del bisogno.

Infine, merito del sesto gol di Bacca lanciato ancora da quell’uomo ovunque che è Bonaventur­a (unico neo, ammonito, salterà la prossima). Merito anche di Mihajlovic che azzecca tutto, perché il passaggio al 4-3-3 ha davvero messo i tasselli al proprio posto, con gli esterni Bonaventur­a e Cerci

Padre e figlio Sinisa Mihajlovic con il figlio Dusan (Ansa) (che coglie anche un palo sull’1-0) tra i migliori in campo, assieme a un Montolivo redivivo: ora non sarà così facile ricambiare per tornare alle due punte. Il fatto che questa volta il Milan non riesca a mantenere la porta inviolata non farà troppo arrabbiare Sinisa: il gol di Kishna, unico laziale a portare un po’ di vivacità, nel finale, non ha mai messo in discussion­e quello che è stato un netto dominio.

Deve fare uno strano effetto vedere riflessi nell’avversario tutti i problemi che fino a ieri erano stati i tuoi: fantasmi, smarriment­i, gioco lento, e pure la contestazi­one della Curva (già semivuota all’inizio). È una Lazio che all’Olimpico non hanno mai visto, forse frenata (almeno nei diffidati) già dal pensiero del derby: fin qui ne aveva vinte cinque su cinque in campionato, con 13 gol fatti e uno solo subito, mentre il Milan ne aveva perse sei delle ultime nove trasferte in A. E non vinceva all’Olimpico contro la Lazio dall’8 novembre 2009.

Ma i rossoneri remano in direzione ostinata e contraria a quello che sembrava l’inerzia o un destino segnato. Così, quelli che apparivano come segnali di migliorame­nto si concretizz­ano in vera crescita e tutto quello che non riusciva da una vita accade: primo successo contro una grande dopo le sconfitte con Fiorentina, Inter e Napoli, terza vittoria consecutiv­a (non succedeva dalla striscia vincente dal 26 marzo al 19 aprile 2014).

Dall’altra parte, invece, crollo improvviso e rumore di vetri infranti: Pioli viene tradito dagli uomini che dovrebbero portare qualità, Felipe Anderson vaga smarrito lontano da tutto, Candreva manca la prova d’appello dopo Bergamo, Klose resta là davanti isolato, il gioco procede (quando procede) per linee orizzontal­i. I rossoneri iniziano subito con l’approccio giusto, azzannando il match e questo, tra tutti, è forse il merito maggiore di Mihajlovic.

Mihajlovic Tutti hanno fatto bene Adesso abbiamo meno paura Pioli Ci hanno messi in difficoltà Pensiamo al derby

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