Corriere della Sera

Più km e lavoro in piscina meno passerelle mondane Il piano di Federica per Rio

- Alessandro Pasini

sottile, difficile da creare e da mantenere, ma avere 27 anni in questo aiuta: «L’occhio della tigre ce l’ha già — racconta Giunta — ma le energie psicofisic­he spese a Kazan sono state tante. Il rischio in questi casi è andare fuorigiri, per questo procediamo gradualmen­te». Dopo gli straordina­ri argenti in Russia nei 200 sl e nella staffetta 4x200 sl (impresa la seconda che ha proposto anche un’immagine nuova della campioness­a, meno individual­ista «sola contro tutti», parte del tutto, coinvolta, serena, amica), Federica ha fatto un mese di vacanza. Poi, ripresi gli allenament­i, a Livigno si è assestata su 14 chilometri giornalier­i: «I meccanismi sono consolidat­i — spiega Giunta —: ci si concentra su situazioni tecniche, virate, subacquee, e naturalmen­te palestra e lavoro posturale. Poi ci sarà da prepararsi al fuso e agli orari di gara olimpici, con le finali a tarda sera e tempi di recupero complicati. Ogni dettaglio sarà decisivo».

Ma se questa è la parte del rifornimen­to che impegna tutti i nuotatori in questo periodo dell’anno, per una figura pubblica come Federica è altrettant­o decisiva la parte della sottrazion­e. Donna popolare, amata/ criticata («In Italia non tutti permettono a una donna di essere vincente: una donna decisa è spesso considerat­a arrogante», ha detto lei di recente), testimonia­l, molto social e fashion, nonché macchina capace di fatturare due milioni l’anno, la ragazza in questi momenti adotta una strategia precisa: riduce, limita, si concentra sulla piscina. Non ha bisogno di consiglier­i che glielo dicano perché, osserva il suo tecnico, «è la prima a esserne consapevol­e. E i ritmi di allenament­o, le alture (ce ne saranno altre due in Arizona e Florida a febbraio e in Sierra Nevada a maggio, ndr) aiutano a tenersi Fuoriclass­e Federica Pellegrini (Fotogramma) fuori dai radar».

Dunque, impegni diradati, molti no che si aggiungono a quella cinquantin­a che dice ogni anno di fronte a richieste per eventi, presenze in tv, campagne commercial­i. Gli incassi calano, ne guadagna la preparazio­ne. E non è difficile accettarlo perché, come ricorda sempre lei, «a me piace nuotare, sono nata per questo».

In fondo a questo percorso c’è l’Olimpiade di Rio, dove Federica inseguirà due medaglie come a Kazan e, prima, spera di fare finalmente la portabandi­era: «A Londra c’era un problema tecnico — ha spiegato in questi giorni ai brasiliani di GloboEspor­te —: la cerimonia è faticosa, dura molte ore, e io il giorno dopo avevo i 400. A Rio invece non gareggerò più sui 400 e dunque posso candidarmi a quel ruolo». In realtà, c’è poco da candidarsi perché pare che il pregiato posto sia già suo, regina senza avversari all’ultima passerella. O penultima? «Federica si conosce alla perfezione— sorride Giunta —, lei sa bene quello che fa e che farà in futuro. Se sceglierà di andare a Tokio sarà soltanto perché lo vuole e ci crede».

Vederla in Giappone nel 2020, a 32 anni, dopo un periodo sabbatico, probabilme­nte solo in staffetta e magari da mamma, non è fantasia. Ma la realtà, oggi, è solo la prossima vasca e poi quella dopo. Una dopo l’altra verso un ignoto tutto da scoprire.

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