Più km e lavoro in piscina meno passerelle mondane Il piano di Federica per Rio
sottile, difficile da creare e da mantenere, ma avere 27 anni in questo aiuta: «L’occhio della tigre ce l’ha già — racconta Giunta — ma le energie psicofisiche spese a Kazan sono state tante. Il rischio in questi casi è andare fuorigiri, per questo procediamo gradualmente». Dopo gli straordinari argenti in Russia nei 200 sl e nella staffetta 4x200 sl (impresa la seconda che ha proposto anche un’immagine nuova della campionessa, meno individualista «sola contro tutti», parte del tutto, coinvolta, serena, amica), Federica ha fatto un mese di vacanza. Poi, ripresi gli allenamenti, a Livigno si è assestata su 14 chilometri giornalieri: «I meccanismi sono consolidati — spiega Giunta —: ci si concentra su situazioni tecniche, virate, subacquee, e naturalmente palestra e lavoro posturale. Poi ci sarà da prepararsi al fuso e agli orari di gara olimpici, con le finali a tarda sera e tempi di recupero complicati. Ogni dettaglio sarà decisivo».
Ma se questa è la parte del rifornimento che impegna tutti i nuotatori in questo periodo dell’anno, per una figura pubblica come Federica è altrettanto decisiva la parte della sottrazione. Donna popolare, amata/ criticata («In Italia non tutti permettono a una donna di essere vincente: una donna decisa è spesso considerata arrogante», ha detto lei di recente), testimonial, molto social e fashion, nonché macchina capace di fatturare due milioni l’anno, la ragazza in questi momenti adotta una strategia precisa: riduce, limita, si concentra sulla piscina. Non ha bisogno di consiglieri che glielo dicano perché, osserva il suo tecnico, «è la prima a esserne consapevole. E i ritmi di allenamento, le alture (ce ne saranno altre due in Arizona e Florida a febbraio e in Sierra Nevada a maggio, ndr) aiutano a tenersi Fuoriclasse Federica Pellegrini (Fotogramma) fuori dai radar».
Dunque, impegni diradati, molti no che si aggiungono a quella cinquantina che dice ogni anno di fronte a richieste per eventi, presenze in tv, campagne commerciali. Gli incassi calano, ne guadagna la preparazione. E non è difficile accettarlo perché, come ricorda sempre lei, «a me piace nuotare, sono nata per questo».
In fondo a questo percorso c’è l’Olimpiade di Rio, dove Federica inseguirà due medaglie come a Kazan e, prima, spera di fare finalmente la portabandiera: «A Londra c’era un problema tecnico — ha spiegato in questi giorni ai brasiliani di GloboEsporte —: la cerimonia è faticosa, dura molte ore, e io il giorno dopo avevo i 400. A Rio invece non gareggerò più sui 400 e dunque posso candidarmi a quel ruolo». In realtà, c’è poco da candidarsi perché pare che il pregiato posto sia già suo, regina senza avversari all’ultima passerella. O penultima? «Federica si conosce alla perfezione— sorride Giunta —, lei sa bene quello che fa e che farà in futuro. Se sceglierà di andare a Tokio sarà soltanto perché lo vuole e ci crede».
Vederla in Giappone nel 2020, a 32 anni, dopo un periodo sabbatico, probabilmente solo in staffetta e magari da mamma, non è fantasia. Ma la realtà, oggi, è solo la prossima vasca e poi quella dopo. Una dopo l’altra verso un ignoto tutto da scoprire.