La Fiorentina apre la fabbrica del gol Frosinone travolto
Sousa riaggancia l’Inter grazie al turnover
FIRENZE La Fiorentina travolge il Frosinone e riacciuffa l’Inter al primo posto. «Che ci meritiamo», puntualizza Paulo Sousa, il nuovo profeta. Caramelle viola sul campionato: 4 reti nello spazio di 19 minuti, le prime tre tra il 24’ e il 31’. Sblocca Rebic con un tiro fortunoso che voleva essere un cross e che il vento maligno devia alle spalle di Zappino, raddoppia Gonzalo Rodriguez di tacco proprio nel giorno in cui sorpassa per presenze Daniel Passarella, fa tris Babacar con un audace cucchiaio su rigore e chiude i giochi il ritrovato Suarez con un destro secco dopo aver rubato palla sulla trequarti.
Festival viola nel primo tempo, il resto è noia (e un gol di Frara proprio alla fine). O meglio, è Sousa. La sua, davanti alla panchina, è una partita dentro la partita: agitato, quasi sincopato, sta sempre in piedi, alza il pressing, consiglia movimenti, rifila persino un buffetto a Rebic e non molla neppure nel soporifero secondo tempo. Il leader carismatico di un gruppo che non si vuole porre dei limiti. La Fiorentina è padrona del campo, centra l’8 vittoria nelle prime 11 partite come Ara nel ’35 e Prandelli nel 2006, arriva al 73,4% di possesso palla che è un record per questo campionato. Borja Valero guida il gioco, Mati Fernandez è il migliore in campo dopo un inizio difficoltoso, Suarez è rinato e può diventare un valore aggiunto.
I (quasi) 30 mila del Franchi si spellano le mani e con loro Matteo Renzi, seduto tra il sindaco Nardella e Andrea Della
Valle. «Non vedo l’ora di cantare al ministro Padoan (romanista ndr) il coro salutate la capolista», dice il premier tifoso uscendo dal Franchi. E Sousa, festeggiato, filosofeggia: «Il nostro scudetto è creare una cultura vincente con l’idea di provare a dominare ogni partita, anche quelle in cui siamo in difficoltà». A Firenze sono felici ma mantengono i piedi per terra. Si godono il momento e le scelte coraggiose di Sousa, che per agganciare l’Inter e tornare al primo posto a distanza di una settimana non rinuncia al famigerato turnover. Lo scopo è risparmiare il cecchino Kalinic, i talentuosi Ilicic e Bernardeschi e l’esperto Blaszczykowski per il pericoloso giovedì di Europa League. Ma chi c’è, è all’altezza. E il Frosinone resiste poco, poi molla gli ormeggi e cede di schianto. Dall’1-0 fortunoso di Rebic in avanti, la Viola è una schiacciasassi, lo stesso croato colpisce un palo e i gol arrivano a raffica. «La Fiorentina è la più forte, se rigioca cento volte con la Roma le vince tutte e cento», dice lo sconfitto Stellone.
Nella ripresa c’è Rossi, ma non c’è più la partita. Quella viola è una cooperativa del gol, già in dieci sono andati a segno in campionato. All’appello manca Pepito, che però conferma la crescita. È lui a gonfiare la speranza. Lo yankee può essere l’uomo in più per trasformare il sogno in qualcosa di concreto. Nessuno crede che la Fiorentina possa durare, ma intanto passano le domeniche ed è sempre lassù.