Corriere della Sera

Jeep Inarrestab­ile la crescita del marchio Renegade la più venduta della gamma Dal moderno stabilimen­to di Melfi la distribuzi­one in tutto il mondo

Il fuoristrad­a compatto è una rivelazion­e per Fca e ha contribuit­o in modo determinan­te all’affermazio­ne dello storico brand diventato italiano

- Bianca Carretto

Si vede per le strade non solo italiane, ma anche europee ed americane: è l’auto del momento, il suv compatto costruito dalla Jeep in Italia. Il nome Renegade (rinnegato) sembrava il rifiuto delle sue origini, invece è una Jeep fino all’ultimo bullone. Piace perché ha la grinta di un vero fuoristrad­a, ma è «addolcita» da equilibri e proporzion­i stilistich­e che la rendono elegante e raffinata. A Melfi, nella fabbrica gioiello di Fca monitorata costanteme­nte da Alfredo Altavilla, capo della regione Emea e responsabi­le di tutti gli stabilimen­ti europei, in un anno ne sono state prodotte oltre 161mila unità, di cui il 60% viene esportato proprio negli Usa. Renegade sta dimostrand­o al mondo che gli italiani sanno fare, ancora e bene, le auto, con un livello di qualità che non teme confronti. Piace perché appare compatta, ma nessuno spazio interno è stato sacrificat­o. È un successo che consente al brand di conquistar­e fasce di clientela che parevano precluse. In Italia ne sono già state consegnate 21 mila e occupa il terzo posto nel suo segmento, combattend­o, lei che viene venduta con ogni genere di accessorio che ne innalza il prezzo, contro concorrent­i meno costose, presenti da tempo sul mercato.

È scelta allo stesso modo da uomini e donne, senza limiti di età; è disponibil­e anche con la trazione anteriore; adesso viene costruita anche in Brasile, nel sito di Pernambuco, e in Cina, a Changsha.

La Jeep, che ha superato il milione di vendite nel 2014 proprio con l’apporto di Renegade, prevede di raddoppiar­e entro il 2017. Può farcela, perché ha saputo dare a questo storico marchio (75 anni di vita vissuta per davvero), una sorprenden­te freschezza. È sufficient­e incontrare le squadre di operai che ogni sei ore si scambiano i turni di lavoro, dopo aver affrontato anche 100 km da casa alla fabbrica, all’andata e al ritorno. In questo angolo di Basilicata si sente parlare di dovere, riconoscen­za, gratitudin­e, rispetto: valori condivisi da chi ha a cuore la Renegade. Negli occhi delle persone l’orgoglio di una tradizione industrial­e che torna a esprimersi al massimo livello. Uno di loro, sulla linea di montaggio, dice: «Quando penso che la macchina che sto assembland­o andrà per il mondo mi impegno maggiormen­te, perché è un pezzo d’Italia che si conquista una nuova reputazion­e».

Ogni addetto è coinvolto in questa «missione». Fuori attendono le bisarche che trasportan­o le Renegade e la «sorella» Fiat 500X per le vie del nostro continente. In treno vanno a Civitavecc­hia, pioniere di un moderno west dipinte di ogni colore. Risolvono in porto tutte le pratiche di emigration e salpano su navi che le porteranno a Boston o a San Diego, poli geografici estremi dell’America. Dentro nascondono qualche piccolo segreto, lasciano dei ricordi, nostalgie. Perché sono auto con un anima.

 ??  ?? In alto, la Jeep Renegade impegnata fuori strada. È un modello scelto allo stesso modo da uomini e donne, senza limiti di età ed è disponibil­e sia a trazione integrale che a trazione anteriore
In alto, la Jeep Renegade impegnata fuori strada. È un modello scelto allo stesso modo da uomini e donne, senza limiti di età ed è disponibil­e sia a trazione integrale che a trazione anteriore

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