Naor Gilon
Quando l’ambasciatore di Gerusalemme a Roma, Naor Gilon, difende il presidente della Figc, fa riferimento a un fatto preciso: «A Carlo Tavecchio noi di Israele abbiamo chiesto aiuto al Congresso Fifa, lui ce l’ha dato e non ha avuto timore a dirlo pubblicamente. Sul resto, non entro nel merito».
Le cose erano andate così. In vista del 65° congresso della Fifa a Zurigo, i palestinesi avevano chiesto l’espulsione di Israele dalla Federazione stessa: un ennesimo tentativo di boicottaggio portato avanti, questa volta, con l’accusa che lo Stato ebraico ostacolava il calcio palestinese limitando il movimento dei suoi
L’ambasciatore di Israele: «Ci ha aiutato alla Fifa e l’ha fatto senza paura»giocatori tra Gaza e la Cisgiordania o nelle trasferte all’estero.
L’ordine del giorno sarebbe dovuto andare ai voti il pomeriggio del 29 maggio, giorno di apertura dei lavori. La tensione è alta: davanti alla sede Fifa si raduna una piccola manifestazione di palestinesi e un gruppo di militanti fa irruzione nei locali del congresso.
Ma la diplomazia calcistica continua a cercare strade alternative per evitare la conta. Qualche giorno prima il presidente della Fifa, Joseph Blatter, era andato a incontrare Abu Mazen e Benjamin Netanyahu per risolvere la situazione. Ottiene delle proposte. Non bastano ancora. Riunioni e colloqui proseguono fuori e dentro il palazzo. Molti presidenti di associazioni calcistiche partecipano, si schierano: tra loro c’è anche Tavecchio. La mediazione va in porto proprio all’ultimo momento.
Il presidente della Palestinian Football Association, Jibril Rajub, sale sul podio e annuncia il ritiro della richiesta di espulsione di Israele dalla Federazione. Per i suoi è una sorpresa, e Rajub giustifica a latere la sua decisione con le «pressioni» ricevute. Dopo di lui prende la parola il presidente della Israeli Football Association, Ofer Eini: «Lasciamo la politica ai politici, mentre noi giochiamo a calcio il meglio che possiamo», dice con soddisfazione all’assemblea di delegati. Intanto Israele fa sapere che, nonostante le precauzioni dovute a motivi di sicurezza, garantirà a giocatori e allenatori palestinesi procedure più veloci per i passaggi di frontiera, e fornirà aiuti alle spese per lo sport. Mentre i palestinesi dichiarano una certa apertura sullo status di cinque squadre israeliane basate in località della West Bank.
Fra i risultati, c’è anche l’istituzione di una commissione israelo-palestinese che si deve riunire periodicamente, insieme con rappresentanti Fifa, per risolvere eventuali controversie.
Il tavolo si è aperto il 26 agosto a Zurigo, con la stretta di mano fra Eini e Rajub e il loro impegno a una «forma di cooperazione». E il 2 ottobre scorso c’è stato il primo meeting in Medioriente, a Tel Aviv. Il prossimo appuntamento, invece, è previsto per questo mese a Ramallah.
A Carlo Tavecchio abbiamo chiesto aiuto e lui ce l’ha dato Sul resto, non entro nel merito