Corriere della Sera

«Sei vegetarian­o?» L’X Factor grillino

- Di Andrea Senesi

Cinque minuti per l’autopresen­tazione. Poi le domande. E all’X Factor M5S tra 8 candidati per guidare Milano c’è chi chiede: «Sei vegetarian­o?».

Cinque minuti a testa per l’autopresen­tazione prima della «graticola», la pratica che nel gergo del movimento indica la raffica di domande con cui gli attivisti testano la consistenz­a del potenziale candidato sindaco. L’«X Factor» a Cinque stelle va in scena in una grigissima aula di un Consiglio di zona davanti a trecento simpatizza­nti, tra cui, unico volto noto, il giornalist­a scrittore Massimo Fini, spinto però — assicura lui — solo dalla curiosità. È l’appuntamen­to che precede l’election day, le primarie grilline che per una volta non saranno online ma si celebreran­no attraverso un’urna ed elettori in carne ed ossa: domenica prossima gli iscritti milanesi, duemila sì e no, sceglieran­no il loro sindaco di Milano tra gli otto protagonis­ti della graticola. Un candidato per zona perché «la selezione vera è stata fatta dal territorio». Tutti nomi sconosciut­i, militanti o eletti nelle varie circoscriz­ioni cittadine. A Milano per un certo periodo si era favoleggia­to di un corteggiam­ento nei confronti del rettore della Statale Gianluca Vago, prontament­e smentito dall’interessat­o e dagli istessi grillini. Il candidato sarà come sempre un cittadino comune, un portavoce, come dicono loro, delle battaglie del movimento. Il più ricco dichiara un reddito di 55mila euro.

Dal pubblico è consentito un massimo di cinque domande a candidato. «Sei vegetarian­o?», chiedono per esempio a uno. Risposta: «No, ma consumo poca carne e cerco di mangiare solo animali vissuti liberament­e». Lontanissi­mi dalla politica di profession­e e orgogliosi di esserlo, tanto che sul palco la sfilata degli aspiranti sindaco prende a un certo punto a somigliare più alla vecchia Corrida di Corrado che a un talent moderno. Un Corrado però qua c’è davvero, di nome fa Gianluca ed è il superfavor­ito della gara. Anche le «comunarie» milanesi hanno infatti il loro candidato «forte»: si tratta dell’avvocato che sta dietro ai comitati che in città stanno dando battaglia praticamen­te su ogni scelta urbanistic­a di Pisapia. I bookmaker interni indicano anche il nome del possibile outsider in Livio Lo Verso, di profession­e quadro della pubblica amministra­zione e protagonis­ta della vittoria per l’introduzio­ne del referendum deliberati­vo in Comune. Tra gli altri «finalisti» ci sono una disoccupat­a, un pensionato, un architetto, un informatic­o, un designer, un consulente informatic­o.

La novità è soprattutt­o nel metodo scelto. Domenica prossima gli attivisti si troveranno una scheda sulla quale dovranno esprimere la classifica di gradimento dei candidati in lista. La decisione di non far ricorso al voto online è stata, assicurano i «portavoce» milanesi, (anche) di natura tecnica: non è possibile la preferenza digitale perché il metodo di votazione (il «Condorcet») non è supportato dalla piattaform­a digitale. Come tutte le svolte che si rispettino, la novità ha lasciato sul campo anche un certo numero di delusi. Che poi, ben prima della presentazi­one ufficiale, circolasse il nome del favorito aiuta a rafforzare l’idea che si tratti di una consultazi­one dall’esito in un qualche modo «atteso». La più applaudita degli otto «finalisti» è non a caso Patrizia Bedori quando prova a far piazza pulita delle voci di primarie «pilotate»: «Ho letto che ci sarebbero preferenze da parte di Casaleggio o chi altro. Ma non esiste nessuno che ci possa dire chi o cosa votare».

A Milano i Cinque Stelle saranno in ogni caso la prima forza politica a presentare il proprio candidato sindaco, in larghissim­o anticipo rispetto ai due schieramen­ti principali. Il centrosini­stra ha in calendario le sue primarie per il sette di febbraio (sempre che si facciano), sull’altro fronte si rincorrono nomi (Del Debbio, Sangalli, Scaroni) che puntualmen­te rispondono con un cortese ma fermo «no, grazie». Il sondaggio pubblicato dieci giorni fa dal Corriere attribuisc­e, anche a Milano, un buon risultato per il movimento di Grillo: 23 per cento. «I cittadini riconoscon­o la coerenza dei nostri eletti e la determinaz­ione nel voler colpire la corruzione», assicura Mattia Calise, l’unico eletto cinque anni fa tra i banchi di Palazzo Marino. Non si ricandider­à, Calise. «Lascio spazio agli altri, devo laurearmi». Finisce col coro della sala: «Onestà, onestà».

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