Corriere della Sera

Chaouqui: lunghi coltelli

- Di Gian Guido Vecchi

Francesca Immacolata Chaouqui, voce sicura da pierre navigata: «È solo la punta dell’iceberg, c’è un clima da lunghi coltelli».

«Io? Ma io sto benissimo. Com-ple-tamen-te estranea ai fatti. È il monsignore che ha cercato di tirarmi in ballo, capirà, c’è un clima molto brutto...». Risposta al secondo squillo, crepitio sulla linea, ma Francesca Immacolata Chaouqui ha la voce sicura, da pierre navigata, «mi raccomando è tutto off the record », dice che non può parlare e parla velocissim­o, «devo sentire la Santa Sede, consultarm­i col mio avvocato, Giulia Bongiorno, la situazione è delicata» . In effetti, l’hanno arrestata...«Un momento: io mi sono presentata spontaneam­ente». Spontaneam­ente? «Mi ha chiamato sabato la Gendarmeri­a vaticana: dottoressa, c’è bisogno che lei venga. E io dopo venti minuti stavo là. Gentilissi­mi, i gendarmi, un comportame­nto esemplare da grandi profession­isti, questo va detto. Ho dato tutta la mia collaboraz­ione e mi hanno scarcerata. Tra l’altro: non sono mai stata in cella». E fino a lunedì dove ha dormito scusi? «In comunità dai salesiani».

Nessuna esitazione, nulla da rimprovera­rsi. «È il monsignore che se l’è presa con me, io non c’entro nulla», scandisce. «Del resto è solo la punta dell’iceberg: c’è anche la storia del computer violato di Milone… C’è un clima da lunghi coltelli, vede, anche per via delle due nomine mancate: prima il monsignore sperava di diventare segretario della Segreteria per l’Economia, poi di essere nominato Revisore generale della Santa Sede». Così lo chiama, «il monsignore». Eppure, nell’ascesa di questa giovane donna di San Sosti (Cosenza) - sposata con un ingegnere informatic­o, è figlia di un’italiana e un egiziano che la abbandonò alla nascita - la protezione di monsignor Lucio Ángel Vallejo Balda è stata determinan­te. Fu lui, Segretario della Prefettura per gli affari economici, a chiamarla a far parte della Cosea, la «Commission­e referente per lo studio dei problemi economici e amministra­tivi della Santa Sede» che Francesco nominò nei primi mesi del suo pontificat­o,il 18 luglio 2013. L’aveva raccontato lei stessa all’Espresso, nel settembre del 2013, «lo conoscevo, è il miglior economo che la Chiesa abbia mai avuto in tutto il mondo».

Già allora la nomina appariva bizzarra. Chaouqui aveva fatto la sua comparsa nel sottobosco vaticano fin dal 2012, anno di Vatileaks. Anche i sampietrin­i sapevano ciò che si diceva, in quella zona grigia che a Roma pullula di gente pronta a millantare agganci in Curia: che quella giovane pierre faceva da «fonte» di alcuni giornali e siti di pettegolez­zi, delineando scenari da spy story tra «servizi segreti vaticani» e squadre di «corvi», un polverone che accompagnò l’inchiesta fino all’arresto di Paolo Gabriele, maggiordom­o di Ratzinger

E poi c’era la storia dei messaggi lanciati dal profilo Twitter di Francesca Chaouqui in quei mesi: «#paologabri­ele non è il corvo», «le lettere continuera­nno ad uscire e sacrificar­e Paolo non sarà servito a niente», «Il #papa addolorato per l’arresto del cameriere», fino alla stima per il giornalist­a Nuzzi, autore del libro con i documenti del corvo: «Hai fottutamen­te ragione».

Chaouqui negò tutto, anche ora dice che con quei messaggi non c’entra nulla: «È stato tutto acclarato con Twitter e la polizia, erano degli screenshot, degli hacker entrarono nel mio profilo». Scomparver­o dopo la nomina, lei ammise solo di aver scritto il tweet in cui diceva di Ratzinger: «Confermo: il Papa è affetto da leucemia da oltre un anno», una delle tante menzogne che giravano: «Ho riportato quello che si diceva in Vaticano». Una sua mail con l’atto di nomina vaticana arrivò allo studio Orrick e a Ernst&Young, dove lavorava: disse che era uno «sciacallag­gio» e «sconosciut­i» le erano entrai nella posta. Fatto sta che nella «Cosea» continuò a lavorare per mesi con documenti riservati e in Vaticano non accadde nulla.

Le cose cominciaro­no ad andare male l’anno scorso, dopo lo scandalo del buffet da 18 mila euro durante la canonizzaz­ione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, un riceviment­o «vip» sulla terrazza della Prefettura degli Affari Economici mentre un milione di fedeli stava pigiato in piazza: si disse di inviti fatti da Vallejo e Chaouqui e lei parlò di calunnie e «nemici che vogliono screditarm­i agli occhi del Papa».

E ora, ancora tutto falso? «Ho in mano il documento che parla della mia collaboraz­ione e dispone la scarcerazi­one. Ho dato la mia massima disponibil­ità, ho portato documenti, farò una dichiarazi­one con il mio avvocato. Non so se ci sarà un processo, ma sono certa sia emerso che io non c’entro nulla. Sono serena, spero che andrà tutto bene».

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