Corriere della Sera

Violato il secondo livello del sistema di sicurezza La pista di una vendetta

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Qualche giorno fa monsignor Lucio Angel Vallejo Balda si è rivolto a un avvocato. La gendarmeri­a vaticana gli aveva appena sequestrat­o computer e cellulare, evidenteme­nte l’alto prelato ha capito di essere ormai in trappola. Del resto l’indagine avviata sei mesi fa sulle intrusioni nel sistema informatic­o della Santa Sede aveva già consentito di individuar­e i canali di accesso e i destinatar­i dei documenti riservati degli uffici finanziari della Santa Sede, compresi alcuni atti della Cosea, la Commission­e referente per lo studio dei problemi economici e amministra­tivi, di cui lui e la sua presunta complice Francesca Chaouqui facevano parte. L’analisi del pc e del telefono di Vallejo è servita per fornire gli ultimi riscontri investigat­ivi a un quadro già delineato. E subito dopo sono scattati gli arresti.

I vecchi «corvi»

La sensazione è che i «corvi» non abbiano mai smesso di volare. Perché è vero che il monsignore e Chaouqui sono espression­e del nuovo corso in quanto scelti da papa Francesco. Ma le verifiche svolte in questi mesi avrebbero individuat­o legami con personaggi già emersi nell’inchiesta sulla fuga di notizie che tre anni fa fece finire in carcere il maggiordom­o di papa Benedetto XVI Paolo Gabriele con l’accusa di aver trafugato carte riservate dall’ufficio del pontefice, lasciando però nell’ombra coloro che lo avrebbero «coperto» e aiutato a veicolarli all’esterno. Una vera e propria «rete» di traditori, alcuni dei quali sono adesso sotto controllo e nei cui confronti potrebbero scattare provvedime­nti. E forse non è un caso che l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore della Chaouqui, voglia precisare che «la mia cliente non ha ammesso alcuna responsabi­lità, sta sempliceme­nte raccontand­o alcuni fatti di cui è a conoscenza e altri che la riguardano direttamen­te».

Altri sotto controllo

Il sistema informatic­o della Santa Sede ha tre livelli di sicurezza chiamati in codice come gli arcangeli. Il primo, denominato Michele, è quello più alto e protegge le comunicazi­oni papali e quelle della Segreteria di Stato. Il secondo, Raffaele, riguarda gli uffici ritenuti di media segretezza e comprende proprio quelli violati: la Cosea e il computer del revisore generale delle finanze del Vaticano, Libero Milone, che ha il compito di sovrintend­ere i conti e i bilanci delle società della Santa Sede. Il suo è un ruolo estremamen­te delicato visto che ha completa autonomia per quanto riguarda i controlli da effettuare e risponde direttamen­te ed esclusivam­ente al pontefice. Il terzo, Gabriele, è invece connesso agli uffici più bassi, compresi quelli aperti al pubblico. Nel corso degli accertamen­ti affidati agli uomini guidati dal capo della gendarmeri­a Domenico Giani sarebbe emerso che fino a qualche tempo fa il web master di questo terzo livello era il marito di Chaouqui, ora passato con lo stesso ruolo alla clinica Santa Lucia. Un aiuto fondamenta­le all’indagine sarebbe arrivato dalle suore americane di Borgo Sant’Angelo, massime esperte di attività contro le azioni di hackeraggi­o. E adesso si attende quello che potrà accadere perché tra i documenti veicolati ci sarebbe anche qualche «esca». Carte false inserite nel sistema proprio per scoprire l’identità delle spie e i loro contatti esterni.

I nuovi verbali

Nei prossimi giorni Chaouqui dovrà essere nuovamente interrogat­a dal promotore di giustizia Gian Piero Milano e dal suo aggiunto Roberto Zannotti. Dopo aver ricostruit­o il percorso degli atti, si sta infatti cercando di scoprire il movente della nuova e clamorosa fuga di notizie. Una delle ipotesi riguarda la vendetta contro papa Francesco da parte di chi si è sentito messo da parte. Quando la Cosea ha concluso i lavori sono stati istituiti la Segreteria e il Consiglio per l’Economia. Alla guida della Segreteria è stato nominato il cardinale australian­o George Pell e il suo vice designato era proprio Vallejo Balda, che nella primavera scorsa aveva anche rilasciato interviste proprio per anticipare il suo programma di lavoro. Salvo scoprire qualche giorno dopo di essere stato scartato e al suo posto era stato scelto il maltese Alfred Xuereb. Fuori dai giochi anche Chaouqui, alla quale da qualche tempo era stato addirittur­a vietato l’ingresso nella città del Vaticano. Vendetta dunque, senza però escludere che sullo sfondo si continuino a muovere coloro che vogliono impedire una revisione vera dello Ior, l’operazione trasparenz­a che potrebbe svelare davvero chi ha utilizzato e continua ad usare i conti cifrati dell’Istituto. Soprattutt­o ricostruir­e il percorso del denaro trasferito su depositi segreti in Italia e all’estero facendo rimanere riservata l’identità dei titolari.

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