La Corte dei conti «Otto per mille, troppe anomalie, va cambiato»
Magari è un caso. Magari no. Nei mesi scorsi l’Agenzia delle entrate ha avviato una serie di controlli a campione su quella parte delle dichiarazione dei redditi in cui il contribuente sceglie a chi dare l’otto per mille delle proprie tasse. Erano tutte dichiarazioni presentate attraverso i Caf, i centri di assistenza fiscale. È venuto fuori che nell’1,67% dei casi la destinazione trasmessa all’Agenzia era diversa da quella indicata dal contribuente nella dichiarazione. Molto spesso, nel 65% dei casi fra quelli irregolari, «le scelte erroneamente trasmesse erano a favore delle Chiesa cattolica». La Corte dei conti demolisce dalle fondamenta l’otto per mille, il meccanismo che consente al contribuente di girare una parte delle proprie imposte a una delle confessioni che ha stipulato un’intesa con lo Stato. Un sistema «non del tutto rispettoso dei principi di
proporzionalità, di volontarietà ed eguaglianza». Che a questo punto, secondo il documento della sezione controllo della Corte, rende «opportuna una rinegoziazione del sostegno finanziario alle confessioni religiose». Tantissime le osservazioni. Non solo sulla questione del cosiddetto inoptato, cioè il fatto che chi non decide a chi destinare il proprio otto per mille lascia che la sua quota sia divisa secondo le indicazioni di chi invece la sua decisione l’ha presa. Con il risultato, non voluto e inconsapevole, di dare i propri soldi alla Chiesa cattolica. Le critiche sono molto più ampie: la carenza di controlli indipendenti sulla gestione dei fondi, lo scarso interesse dello Stato per la propria quota, visto che è «l’unico competitore che non sensibilizza l’opinione pubblica e non promuove i propri progetti», nemmeno dopo la novità arrivata un anno fa che aggiunge agli usi possibili anche l’edilizia scolastica. E ancora «l’assenza di trasparenza sulle erogazioni», il fatto che le «risorse vengano utilizzate per finalità diverse e anche antitetiche alla volontà dei contribuenti».