Le mosse su ticket e addizionali per frenare l’emorragia nei bilanci
Pagano addizionali più elevate e ticket più cari a fronte di servizi sanitari peggiori. È quello che capita ai 29 milioni di assistiti residenti nelle regioni, che si ritrovano commissariate o sottoposte a un piano di rientro proprio a causa dei disavanzi accumulati dalla sanità pubblica. Gli enti regionali dove è stato imposto un commissario ad acta sono cinque: Lazio, Campania, Molise, Abruzzo e Calabria. A cui vanno ad aggiungersi altre tre regioni per cui corre l’obbligo di sottostare a un rigido piano di rientro. In questo caso si tratta di Piemonte, Puglia e Sicilia. La cifra comune, come detto, è quella di erogare servizi sanitari qualitativamente più scadenti, malgrado i continui giri di vite su ticket e addizionali. Aumentare le tariffe appare, del resto, l’unica strada per porre rimedio all’emorragia fotografata dal recente rapporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Su un totale di 108 aziende ospedaliere italiane (compresi policlinici universitari e Irccs pubblici) ce ne sono ben 31 che hanno archiviato il bilancio del 2014 in rosso. Quasi una su tre, con il record di 158 milioni del San Camillo-Forlanini di Roma. Si aggiunga che almeno 24 aziende rischiano di finire sotto il piano di rientro in base ai criteri della legge di Stabilità.
E, non a caso, intorno alla manovra varata lo scorso 15 ottobre orbita l’intera partita che in queste ore stanno giocando le Regioni per spuntare un miliardo di euro in più per il fondo sanitario. Il premier Matteo Renzi non vuole sentirne parlare, rivendicando il fatto che la legge finanziaria assegnerà alle regioni nel 2016 un miliardo di euro in più rispetto a quest’anno. Un calcolo che Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte e presidente della Conferenza Stato Regioni, riconosce giusto corredandolo, tuttavia, di un ulteriore conteggio:
Vogliamo capire se i tagli sono l’ennesima tappa che precede la chiusura di un altro ente