Il team per Roma, i dubbi di Gabrielli
Il prefetto e i confini del suo ruolo. Renzi: prima dei candidati ricostruire il Pd romano dilaniato La battuta del premier sull’iniziativa a Firenze di Berlusconi: vuol fare concorrenza alla Leopolda
I dubbi di Franco Gabrielli, le nuove bordate di Matteo Renzi, l’avvio del lavoro di Francesco Paolo Tronca. Nella Capitale il dopo-Marino nasce con diversi fronti aperti.
Quello più imminente è la costruzione della diarchia tra il prefetto di Roma e l’ex prefetto di Milano, spedito in Campidoglio dopo aver chiuso i cantieri dell’Expo. L’arrivo di Tronca, che ieri ha reso omaggio al Sacrario delle Fosse Ardeatine, al Vittoriano e alla Sinagoga, ha infatti cambiato gli equilibri. E, adesso, Gabrielli nutrirebbe dei dubbi sulla composizione del «dream team» in vista del Giubileo, manifestati ieri anche al sottosegretario Claudio De Vincenti. Gabrielli, non è un mistero, avrebbe voluto come commissario al Campidoglio Bruno Frattasi. E, in questo schema, il team di esperti (coi nomi dei vari Giovanni Malagò, Carlo Fuortes, Marco Rettighieri, Gloria Zavatta) sarebbe dovuto finire sotto il «coordinamento» affidato a Gabrielli. Ma il governo ha scelto Tronca, per replicare su Roma il «modello Expo», e ora si parla di due possibili squadre: una per il Giubileo, l’altra per il Campidoglio. In mezzo la questione dei soldi (2-300 milioni), che dovrebbero piovere su Roma con la legge di Stabilità. Gabrielli, allora, è dubbioso. Perché lui, alla fine, non è di fatto «commissario» dell’Anno Santo, ma solo un «coordinatore» tra le amministrazioni. E, senza poteri speciali, ogni possibile crepa nell’organizzazione sarebbe addebitata a lui.
Il prefetto, allora, starebbe pensando di ritagliarsi il ruolo che la legge gli assegna: occuparsi di sicurezza ed ordine pubblico, lasciando a Tronca la gestione della città e quindi, in qualche modo, anche dell’Anno Santo. A questo punto, però, anche la composizione del «dream team» potrebbe cambiare: i sub-commissari del Campidoglio devono essere funzionari dello Stato.
Renzi non ha ancora sciolto le riserve e ieri si è limitato a dire: «Gabrielli è una sicurezza. Tronca dovrà gestire i poteri di sindaco, giunta, consiglio. Anche a Roma occorre una squadra, un dream team, con persone di primo livello». Marino, per Renzi, è già il passato. Il premier, nel libro di Bruno Vespa «Donne d’Italia», attacca: «Se la maggioranza dei tuoi consiglieri ti manda a casa, non è congiura: è democrazia. Certi addii scenografici sono patetici. E non mi riferisco solo a Marino». Secondo Vespa «Renzi allude al suo predecessore Enrico Letta».
Sul Pd romano Renzi è duro: «Ci sono più correnti che contrade al Palio di Siena... Il partito è dilaniato, ma prima viene Roma: civis romanus sum tornerà motivo di vanto. Poi lavoriamo per ricucire e alla fine sceglieremo il candidato». Madia, Lorenzin? «Presto per le ipotesi». Renzi ne ha anche per Salvini e Berlusconi: «Sono i bla-bla-block d’Italia: vogliono bloccare l’Italia». E chiude con una battuta: «La concorrenza alla Leopolda, quest’anno, la fa il Cavaliere». Berlusconi, infatti, sarà a Firenze proprio nei tre giorni (dall’11 al 13 dicembre) della kermesse renziana.