Sindaci, summit Berlusconi-Salvini La Lega vende la sua sede storica
Il nodo Marchini divide. Bossi chiama in causa i successori nel processo sui rimborsi
Laboriosa, faticosa e fin qui pochissimo diretta. La ricostruzione dell’alleanza tra Forza Italia e Lega procede a passi piccini. Che, almeno, disinnescano la mina più vicina, la manifestazione indetta a Bologna per domenica prossima da Matteo Salvini, che avrebbe potuto certificare le difficoltà tra le due forze politiche. Ma il peggio pare superato: i partiti s’incontreranno ufficialmente domani. Mentre un faccia a faccia tra il segretario leghista e Silvio Berlusconi avverrà probabilmente giovedì.
La manifestazione vedrà la partecipazione di FI e del suo capo, sul palco con Salvini e Giorgia Meloni. L’iniziativa rischiava di far deragliare l’intesa tra i partiti perché, proclamata in maniera incendiaria da Salvini nello scorso agosto, aveva fin qui poco coinvolto gli azzurri. Che tutto vogliono tranne che passare per subalterni al Carroccio. Però, spiega il coordinatore politico azzurro Giovanni Toti, «mi pare che ci avviciniamo all’allineamento dei pianeti. Quella di domenica nasce come manifestazione della Lega, è normale chiedere alcune garanzie rispetto ai temi affrontati». Lo dice anche Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento Ue: «Io sono favorevole all’accordo tra i due partiti. Il che non significa farsi inglobare in una manifestazione non condivisa». Dunque, niente temi capaci di dividere. Come l’Europa: «A loro non piace la Merkel? E noi siamo qualcosa di diverso da Marine Le Pen. Il che non significa non vedere la strada che si può fare insieme».
Nell’incontro si parlerà anche del rebus amministrative. Che però non è affatto risolto. Ieri Licia Ronzulli, vicinissima al Cavaliere, dopo aver rassicurato di persona Giorgia Meloni, in una nota ha spiegato che «FI non sta andando nella direzione di Alfio Marchini», il quale peraltro «ha dimostrato poca lungimiranza» dichiarando di volersi candidare per conto proprio. Per questo, se la Meloni scendesse in campo a Roma « ça va sans dire che sarebbe il nostro candidato». Precisazione importante, dopo che la stessa Meloni si era dichiarata indisponibile a sostenere Marchini. Lui, l’imprenditore che il Cavaliere avrebbe già voluto nel 2013 al posto di Alemanno, prende tempo mentre la cugina Simona Marchini racconta di non sentirlo da parecchio e svela che, se si presentasse con il centrodestra, non lo voterebbe. Ma in FdI sono convinti: se gli azzurri sostenessero Marchini, certamente la Meloni si candiderebbe in solitaria. E, come dice Maurizio Gasparri, «se si va divisi il ballottaggio lo seguiremo da Fregene, perché non ci riguarderà».
Intanto, il segretario leghista deve affrontare lo schiaffo di Umberto Bossi: i cui avvocati hanno chiamato in causa sia Roberto Maroni che lo stesso Salvini nel processo per truffa ai danni dello Stato in cui Bossi è imputato (l’Avvocatura dello Stato ha chiesto alla Lega di restituire 59 milioni di euro, 19 in più di quanto fatto dalla procura). In sostanza, i rimborsi elettorali contestati sarebbero stati percepiti anche dai successori di Bossi in quanto le «rate» del finanziamento pubblico si sarebbero spalmate anche sugli anni in cui Bossi non era più segretario. Una chiamata in correo? L’avvocato di Bossi, Matteo Brigandì, fa finta di nulla: «Macché. Dato che si chiede a Bossi di rimborsare cifre che non ha percepito, lui semplicemente ricorda che con una parte di quelle somme non c’entra». Salvini, cui è toccata l’incombenza ingrata di chiudere la Padania e cassintegrare i dipendenti della Lega, allarga le braccia: «Adesso mi danno pure del ricettatore, ci manca soltanto lo scippo... ». Inoltre, la sede di via Bellerio è ormai ufficialmente in vendita: «È ovvio che oggi è del tutto sovradimensionata rispetto alle nostre esigenze».
La cifra L’Avvocatura dello Stato ha chiesto al Carroccio di restituire 59 milioni di euro
La manifestazione L’intesa per evitare contrasti. Tajani: «A loro non piace Merkel? Noi diversi da Le Pen»