La vicenda
Il volo 9268 della compagnia siberiana Metrojet, un Airbus A321 charter, doveva collegare Sharm el Sheikh, nel Sinai egiziano, con San Pietroburgo, in Russia
Il jet, con a bordo 224 persone, tra passeggeri (27 i bambini) e membri dell’equipaggio, è decollato alle 4 e 51 del mattino dall’aeroporto di Sharm el Sheikh
Dopo solo 23 minuti di volo, quando stava raggiungendo la quota di crociera, l’Airbus è precipitato improvvisamente: i rottami dell’aereo sono stati trovati in un raggio di venti chilometri
Confuse le prime notizie sul disastro. In un primo momento è stato detto che il pilota aveva fatto in tempo a segnalare un’avaria. Ma poi è stato tutto smentito: nessun Sos dalla cabina di pilotaggio
L’Isis ha subito rivendicato la responsabilità della caduta dell’aereo con un ambiguo comunicato su Internet la cui autenticità è ancora tutta da verificare
Nel mistero del volo Metrojet precipitato nel Sinai ognuno prova ad offrire una spiegazione plausibile. La compagnia e le autorità russe sembrano propendere per un gesto criminale o comunque non lo escludono. Abbastanza evidente la motivazione: li solleverebbe da responsabilità dirette. Gli egiziani sono più cauti in quanto è giusto esserlo ma anche perché se fosse un attentato si tratterebbe di un colpo devastante. L’intelligence americana è altrettanto prudente. Nella terra di mezzo ci sono gli esperti che «leggendo» i dati parziali a disposizione provano a formulare ipotesi. Nessuno sembra avere in mano la risposta netta ed è normale che sia così visto che siamo solo all’inizio dell’inchiesta. Lo Stato Islamico, che ha rivendicato l’abbattimento, si gode il momento dello sciacallo. È stato sufficiente un comunicato per alimentare interrogativi così come i sospetti sulla mano assassina. A questo punto proviamo a mettere insieme quanto emerso.
L’Airbus si è spezzato mentre era in quota, nessun allarme del pilota, solo una traccia di una discesa repentina. I rottami sono stati trovati su un’area di circa 20-30 chilometri quadrati. È ampia ma inferiore a quella di Lockerbie dove, nel dicembre 1988, il jumbo Pan Am fu distrutto da un ordigno celato in una valigia. La frattura del velivolo ha fatto pensare ad un’esplosione. Provocata da una bomba? O da un missile? Chi si intende di aeronautica non elimina le prime due tesi ma aggiunge che l’aereo potrebbe essersi disintegrato durante la picchiata e non per il «fattore esterno» invocato dai dirigenti della società.
Secondo alcuni i rottami presentano delle torsioni verso l’esterno e di nuovo potrebbe essere l’indizio di un evento avvenuto all’interno della carlinga. Il passaggio successivo è ancora la bomba o il cedimento strutturale. Si tratta di valutazioni basate sull’osservazione delle foto arrivate dalla «scena», dunque non dati scientifici o investigativi.
L’Isis e le altre fazioni che agiscono nella regione non hanno armi in grado di raggiungere alte quote. Dunque non si capisce come avrebbero potuto distruggere il jet da terra. E inoltre lo Stato Islamico nella rivendicazione non ha parlato di missile. Un comunicato quanto mai generico, senza il dettaglio «segreto» che soltanto chi ha compiuto
Il Cairo
Ore 4.14
Ore 3.51
Se si è trattato di un attentato (tutto da dimostrare) sono diverse le possibilità. Una bomba
20 km
44,51 m 11,76 m
circa 850 km/h
Altitudine
Velocità