Corriere della Sera

Il fortino blindato del calcio e quel potere senza limiti

Le regole che proteggono l’autonomia dello sport anche dall’azione politica Solo i (tanti) nemici interni potrebbero far vacillare il presidente federale

- 2 3 Andrea Arzilli

«Ingerenza indebita del governo»: qualche giorno fa con queste parole il Comitato Olimpico Internazio­nale (Cio) ha sospeso il Comitato Nazionale del Kuwait per colpa di un visto non rilasciato dal governo dello stato arabo a un delegato tecnico israeliano.

È un specie di «cartellino giallo» che potrebbe portare all’esclusione del Kuwait dai Giochi Olimpici di Rio 2016 e che poi ha indotto anche la Fifa a procedere verso la stessa disposizio­ne. La faccenda costituisc­e il precedente più fresco e consente di capire il perché Matteo Renzi possa, sì, operare una moral suasion,», però non intervenir­e nel (nuovo) «Tavecchio-gate» esploso per le frasi contro omosessual­i ed ebrei.

Perché il muro è la Carta Olimpica. Il premier ci si scontrò anche in occasione delle uscite su «Optì Pobà» e sulle donne del calcio «handicappa­te ma la regola 27 non ammette interpreta­zioni e la Fifa si muove sugli stessi cardini: ciascun Comitato olimpico nazionale può collaborar­e con organismi governativ­i, ma è tenuto a preservare l’autonomia e l’indipenden­za, nonché a resistere a tutte le pressioni, siano politiche, giuridiche, religiose o economiche che gli si muovono intorno.

È chiaro che, con in ballo la candidatur­a di Roma ai Giochi del 2024, qualsiasi forzatura rischi di essere molto rischiosa e pure controprod­ucente visto il lavoro di promozione portato avanti di recente a Washington da Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemol­o, rispettiva­mente presidenti del Coni e del comitato promotore delle Olimpiadi romane.

È lo sport che deve occuparsi dello sport, insomma. E questo, di fatto, ha generato un mondo parallelo, una sorta di governo sportivo trasversal­e e talvolta più potente di quelli centrali, un potere politico collegato a un dominio economico che attiva vere e proprie guerre tra e dentro le singole federazion­i e che spesso produce effetti sulla politica. Certamente non il contrario. Così non sorprende che lo scranno occupato da Tavecchio faccia gola a tanti, probabilme­nte l’uscita della nuova gaffe del presidente è il segnale di apertura della battaglia che vedrà il suo epilogo nel gennaio del 2017, con l’election-day che Dietro le quinte Cresce la fronda contro Tavecchio. Tra i nemici del presidente ci sono l’ex direttore generale Antonello Valentini Francesco Ghirelli, segretario della Figc ai tempi di Carraro e Gabriele Gravina che sta pianifican­do le elezioni dei vertici della Legapro, vale a dire la vecchia serie C definirà l’assetto della Federcalci­o.

E, gaffe o non gaffe, Tavecchio si ricandider­à, lo ha annunciato di recente forse confidando di riuscire a rinforzare il legame con Malagò, oggi più sfilacciat­o per l’ennesima uscita a sproposito. In queste ore Tavecchio si sta confrontan­do con i propri legali per capire i margini di manovra nel ridimensio­nare quello che lui ha definito «un ricatto». È convinto che ci sia una «gola profonda» che fornisce all’«opposizion­e politica» in seno alla Federcalci­o gli elementi che potrebbero sabotare la sua nuova corsa elettorale. Ha disposto un’indagine interna.

Di certo, in quindici mesi di reggenza il numero dei suoi detrattori è sensibilme­nte aumentato, di pari passo con le difficoltà nella gestione della macchina federale. Ci sono i vecchi vertici della Figc e un tempo amici di Tavecchio,

Il Comitato olimpico Al governo non conviene forzare: c’è in ballo la candidatur­a di Roma ai Giochi I detrattori I vecchi vertici della Figc di Abete non sono con Tavecchio. In bilico anche la Legapro

Giancarlo Abete e Antonello Valentini, ex presidente ed ex direttore generale di via Allegri; dichiarata­mente contro c’è Francesco Ghirelli, ex segretario nella Figc di Carraro ai tempi di Calciopoli, che con Gabriele Gravina ha prima guidato la rivolta dell’ex serie C e che oggi pianifica le elezioni in Legapro del 22 dicembre, cioè una delle discrimina­nti politiche perché definirà l’assetto di uno dei grandi elettori di Tavecchio.

Poi ci sono pure i «falchi» esterni, provenient­i dall’area politica di centrosini­stra, che nei momenti importanti — come in occasione della corsa elettorale di Demetrio Albertini — si confrontan­o con l’Associazio­ne calciatori di Damiano Tommasi e con l’Associazio­ne allenatori guidata da Renzo Ulivieri.

È un intreccio di interessi e di strategie che alimenta veleni e polemiche: era una guerra fredda, entro breve sarà incandesce­nte.

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