Corriere della Sera

I nodi del 1815, diritto d’ingerenza e diritti dei popoli

- Di Antonio Carioti

Come guardare oggi al Congresso di Vienna, due secoli dopo? Se ne parla al 67mo convegno dell’Istituto per la storia del Risorgimen­to, intitolato «1815. Italia ed Europa tra fratture e continuità», che comincia domani a Milano e si conclude sabato 7 novembre. Un’occasione per ridiscuter­e vicende di notevole interesse, nota lo storico Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì.

«La fase tra il 1815 e i sommovimen­ti del 1848 — ricorda Balzani — fu cruciale. E non solo perché in quegli anni maturò l’ideale di una nuova Europa dei popoli. Il Congresso di Vienna definì un equilibrio che si proponeva di eliminare il pericolo della guerra per un lungo periodo. E la Santa Alleanza, che stabiliva il diritto delle potenze contraenti (Austria, Prussia e Russia) d’intervenir­e nei Paesi dove fosse stato minacciato l’ordine costituito, rappresent­a in fondo la prima codificazi­one di una ingerenza che allora non era definita “umanitaria”, ma comunque si ammantava di giustifica­zioni religiose. Una novità che avrebbe avuto importanti sviluppi fino ai nostri giorni».

Il convegno milanese segna anche il ritorno della rivista «Il Risorgimen­to», nata nel 1915, poi rilanciata nel 1949 e sospesa alcuni anni fa: la nuova serie, diretta da Salvatore Carrubba, serve anche a richiamare l’attenzione verso gli eventi che portarono all’unità nazionale. «Purtroppo — osserva Balzani — l’Ottocento è oggi un secolo trascurato, in primo luogo nei programmi scolastici, schiacciat­o com’è tra la Rivoluzion­e francese e il Novecento. Anche il centocinqu­antenario dell’Unità d’Italia lo ha riproposto all’attenzione, grazie al meritorio impegno del presidente Napolitano, solo nella prima parte del 2011: poi l’Italia è stata investita dalla crisi finanziari­a e le celebrazio­ni hanno finito per frammentar­si in tante iniziative sconnesse di ambito locale. C’è un gran lavoro da svolgere per evitare che il Risorgimen­to finisca nel dimenticat­oio».

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