Il dramma delle bimbe costrette a sposarsi
«Trentasettemila bambine ogni giorno nel mondo sono costrette a sposarsi con uomini molto più grandi di loro». Bambine «a cui viene negata l’infanzia», come scrive Riccardo Noury, direttore di Amnesty International Italia, in occasione della campagna «Mai più spose bambine!». Il matrimonio precoce e forzato quasi sempre viene proibito dalla legge, ma la prassi è diffusissima e troppo spesso tollerata. Uno dei Paesi più tolleranti è lo Yemen, dove si registrano in continuazione matrimoni di bambine di otto, nove anni con uomini di venti, trent’anni più grandi di loro, e già sposati e con figli. Qualcuno ha chiamato questa pratica «pedofilia legalizzata». E in effetti appare come tale. Esemplare il caso di Nojoud Ali, otto anni, venduta dal padre a un uomo di trenta già sposato due volte. La bambina protesta, la madre vorrebbe aiutarla, ma il padre ha preso dei soldi per la dote della figlia e ormai per legge appartiene all’uomo che l’ha sposata. Su insistenza della moglie, il padre chiede allo sposo che non tocchi la bambina finché non sarà pubere. L’uomo promette, ma poi la violenta. La bambina chiede aiuto ma sebbene la casa sia piena di donne: mogli, madri, sorelle, zie, nessuno accorre. Il novello marito ha tutti i diritti sulla giovane sposa. Nojoud cerca di scappare ma ogni volta lui la riacciuffa e la riempie di botte. La bambina finge di arrendersi aspettando l’occasione. Che arriverà durante un viaggio a Sana'a per rivedere la famiglia: in un momento di confusione si sottrae al controllo del marito e va a chiedere il divorzio in tribunale. La sorpresa e l’imbarazzo dei giudici è grande: la legge yemenita non prevede che una moglie possa chiedere il divorzio. E così fanno per riconsegnarla al marito, quando una giovane avvocatessa prende Nojoud sotto la sua protezione e chiede per lei il divorzio. Che sarà accordato solo perché ci sono le testimonianze di gravi maltrattamenti.
Il caso di Nojoud , raccontato da lei stessa in un libro pubblicato da Laffont in Francia e in Italia da Piemme, finisce bene, ma quanti altri matrimoni precoci e forzati si trascinano nel silenzio delle case, in Paesi come l’India, l’Afghanistan, il Burkina-Faso, l’Iran? Soprattutto l’Iran, Paese evoluto e pieno di fermenti in cui la condizione delle donne, anziché progredire, regredisce ogni giorno, per colpa di leggi sempre più restrittive. Tutto in nome di un Dio severo e accigliato che vede le donne come l’origine di tutti i mali e impone di trattarle come eterne minorenni da guidare e controllare.