Corriere della Sera

La notte magica di Tevez «Il Boca è un’altra cosa»

Campione d’Argentina: «Tornato per questo»

- Rocco Cotroneo Paolo Tomaselli

d’Europa: «Noi partecipia­mo alla Champions con l’obiettivo di vincerla — premette Allegri che torna in Germania dopo la finale persa a Berlino contro il Barcellona —. Però questa è sempre una competizio­ne a sé, dove devi arrivare a marzo nelle migliori condizioni fisiche e mentali e soprattutt­o con tutti gli uomini a disposizio­ne.

Non è stato uno di quei ritorni in patria un po’ malinconic­i e un po’ obbligati, visti tante volte tra la serie A e il Sudamerica. Non certamente per lui, Carlos Tevez, che ne aveva spiegato fino in fondo le ragioni; caso mai per il Boca Juniors, costretto a mettere a tacere la sua tifoseria famelica e delusa. E difficilme­nte funzionano questi arrivi pianificat­i dal marketing, soprattutt­o a metà campionato. Ma gli occhi del guerriero Apache, domenica notte alla Bombonera di Buenos Aires, sprizzavan­o energia e gioia come poche volte si sono visti.

Meglio di così non poteva andare. In una manciata di partite Tevez ha portato la sua squadra del cuore a vincere il campionato argentino. Dodici presenze, cinque gol suoi e molti altri costruiti per i suoi compagni. Tra campionato e coppa, ha calcolato la stampa locale, Carlitos ha messo il suo piede su 20 delle ultime 33 reti segnate dal Boca. E poi, come si dice da queste parti, gli è persino spuntato il «liderazgo», la capacità di prendere in mano la squadra. Questa Quindi per il momento dobbiamo pensare ad andare avanti un passo alla volta, intanto cerchiamo di passare il girone che è ancora tutto aperto...».

Sottovalut­are il Borussia e l’atmosfera «magica» lasciata da sei vittorie su sei in Bundesliga ottenute dal nuovo allenatore «a tempo» André Schubert, era l’unica dote che gli argentini non si ricordavan­o (Tevez era all’estero dal 2004, undici anni). Quando partì era un cavallo pazzo con talento, non certo un leader.

«Sono tornato a casa per provare queste sensazioni, è difficile spiegarlo. Ho vinto tanto in giro, ma niente è paragonabi­le a questo. Adesso tutti capiranno perché sono tornato», ha detto Tevez dopo la partita decisiva contro il Tigre, assediato dalle telecamere. Torino è davvero lontana vista da quassù, dal primo posto del Boca giù giù al decimo della Juventus, ma non c’è polemica. Perché Tevez ha sempre riconosciu­to che i due anni italiani sono stati splendidi, al di là dei titoli conquistat­i, e i tifosi bianconeri possono dire lo stesso. Ieri, con un tweet inviato sul profilo ufficiale, la Juventus gli ha mandato i compliment­i a Buenos Aires.

Carlitos ha trentuno anni e nel caso i sassolini dallo scarpino se li deve togliere in patria. Come per esempio l’ostracismo sofferto nella sua nazionale, che gli è costata la partecipaz­ione al Mondiale brasiliano. A lungo si è detto che fosse stata tutta colpa di un veto di Leo Messi, per antiche ruggini tra i due. Gli interessat­i hanno sempre smentito, ed è un fatto che Tevez nel giro della biancocele­ste ci è già rientrato. L’Argentina lo festeggia come un figliol prodigo, poco abituata, lo dicevamo, a ritrovare come decisivo un suo campione rimasto lontano così tanto tempo. Il ragazzo dall’infanzia difficile, la convivenza problemati­ca con i compagni, ora sorride persino dando autografi e nei selfie. È il primo tifoso del suo Boca, aveva giurato di riportarlo in alto e dice di aver appena cominciato. Pensieroso Massimilia­no Allegri, 48 anni, alla seconda stagione con la Juventus, durante l’allenament­o di ieri (Canoniero) sarebbe un grave errore: «Io come Harry Potter? Sulla guancia ho una cicatrice, ma non c’è scritto che sono un mago — ride il tecnico tedesco la cui felpa, introvabil­e, è oggetto di culto —. La magia va bene, se la vediamo in campo sono d’accordo. La Juve l’abbiamo studiata e abbiamo preparato delle contromoss­e. La classifica? Non la guardiamo».

I tedeschi hanno un punto, il Siviglia (3) ospita il City (6). Tutto come ha ricordato Allegri è ancora aperto. E le ferite della Juventus sono state chiuse dal derby vinto all’ultimo minuto? «Va trovata l’alchimia: il fatto che ora siano tutti a disposizio­ne da due settimane può portarci dei vantaggi. E quando non riesci a giocare bene tecnicamen­te — aggiunge Allegri — sopperisci con l’aspetto caratteria­le, come domenica».

«Giocare bene tecnicamen­te» è la frase che il tecnico della Juve ripete sempre. Ma il continuo cambio di modulo e interpreti ha mostrato più che altro una squadra che fatica a trovarsi in campo. Allegri ritrova invece Lichtstein­er dopo un mese di stop per i problemi al cuore e si consola con la lieve entità dell’infortunio di Khedira. Il dubbio principale stasera riguarda il regista: potrebbe essere di nuovo la sera di Hernanes. Ma con questa Juve il condiziona­le è sempre d’obbligo.

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