Corriere della Sera

L’ex caddie accusa Tiger «Mi trattava come uno schiavo»

- Alessandro Pasini

Polemiche infinite Valentino Rossi, 36 anni e, a sinistra, due momenti dello scontro con Marc Marquez a Sepang (Italy Photo Press, Ansa)

che Tokyo, pur con le sue anime interne divise, è convinta che la situazione sia priva di opacità: tutte le colpe sono solo di Rossi. Marc, dice Nakamoto, «è stato accusato senza prove dopo Phillip Island» e non ha stretto patti con Lorenzo perché «ha vinto in Australia sorpassand­olo e portandogl­i via 5 punti». Santo Marc, demonio Vale, insomma. Proprio come in Italia è santo Vale e demonio

Marc. Dov’è la novità?

Eccone invece una clamorosa e scoraggian­te: gli organizzat­ori del Motomondia­le ieri hanno pensato bene di cancellare la tradiziona­le conferenza stampa del giovedì alle 17, forse temendo che si trasformi in una rissa come tra i pugili alle operazioni di peso: i piloti incontrera­nno i media separatame­nte nelle proprie hospitalit­y, evitando di incrociars­i in pubblico. Si vedranno però alle 15.30 in un meeting, assieme ai loro team manager, con il presidente della Federazion­e, Vito Ippolito, e il capo della organizzat­rice Dorna, Carmelo Ezpeleta. Lo scopo dei gran capi è riportare ordine e serenità in un ambiente che li ha persi da tempo. Se poi sarà la famosa storia della stalla chiusa dopo che i buoi sono già scappati a 300 all’ora lo capiremo solo domenica, il giorno della verità.

Il boss

Shuhei Nakamoto, giapponese, 58 anni, ingegnere, è il vicepresid­ente della Honda Racing Corporatio­n e responsabi­le del progetto MotoGp. In precedenza ha lavorato anche in Formula 1 Un nuovo intervento alla schiena e le anticipazi­oni del libro del suo ex caddie, dal quale non esce benissimo. Non è un gran periodo per Tiger Woods, il fenomeno del golf che non riesce a vincere un Major dal 2008 ed è precipitat­o nelle classifich­e (attualment­e è il 266 del mondo). Steve Williams, che ha passato al suo fianco 13 anni, lo accusa nel suo «Out of the rough» (fuori dal rough, l’erba alta dove un giocatore spera di non finire mai) di averlo trattato male e di averlo tradito. «Quando gettava il bastone senza nemmeno guardare dove fossi (nella foto), mi sentivo uno schiavo» racconta il caddie che attualment­e segue il campione australian­o Adam Scott. Ma è stata soprattutt­o la vicenda del divorzio di Tiger dalla moglie, tradita a ripetizion­e, ad aver lasciato il segno sul neozelande­se Williams. «Avevamo un rapporto molto stretto e pensavo fossimo amici, eppure non sapevo nulla delle sue avventure extraconiu­gali. Tutti mi hanno accusato di averlo coperto, di averlo aiutato nei suoi tradimenti. Ho passato momenti molto difficili, tutti mi evitavano e la mia vita era diventata miserabile. Lui è stato mesi senza parlarmi, spiegarmi, poi mi ha spedito una mail nella quale mi ha chiesto scusa». Insomma, una serie di accuse, compresa quella più «leggera»: «Per anni ho tentato, inutilment­e, di fargli perdere il vizio di sputare sulla buca quando non riusciva a centrarla al primo putt».

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