Corriere della Sera

I dubbi della Banca d’Italia sulla manovra Renzi: un decreto per i bilanci delle Regioni

Critiche dalla Corte dei conti. Il governator­e del Piemonte: le mie dimissioni restano, sistema a rischio

- Di Frischia Guerzoni, S. Rizzo, Trocino

Prima l’attacco ai governator­i in vista dell’incontro di oggi che si annuncia tesissimo: «Guadagnano tutti più del presidente del Consiglio». Poi, però, Renzi annuncia la mossa costruttiv­a per la settimana prossima: il governo farà un decreto per salvare i bilanci regionali dalla Corte dei conti. Lo ha detto davanti all’assemblea pd. Dove però tre lasciano: D’Attorre, Galli e Folino.

Due giudizi importanti arrivano sulla legge di Stabilità in discussion­e al Senato: per la Banca d’Italia, che vede il Pil 2015 vicino all’1%, il taglio del debito pubblico «è un impegno chiave e non va mancato» ed è meglio eliminare le tasse «sulla produzione, rispetto a alleggerir­e le imposte sulla casa». Più severo il commento della Corte dei conti: «La manovra utilizza al massimo gli spazi di flessibili­tà disponibil­i, ma riduce i margini di protezione dei conti pubblici e lascia sullo sfondo nodi irrisolti, come clausole di salvaguard­ia, pensioni e contratti pubblici, e questioni importanti, come un definitivo riassetto del sistema di finanziame­nto degli enti locali». Intanto Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, che oggi riferisce della manovra in Senato, taglia corto: «In Parlamento di resistenza ne troverò tanta, segno che le riforme sono utili». L’indicazion­e che si raccoglie nella Commission­e Ue, invece, è di uno scenario di conferma della ripresa, «in linea con le attese» e con le stime formulate dall’Italia per Pil e deficit. Nel frattempo il governator­e del Piemonte, Sergio Chiamparin­o, per protesta contro i tagli alle Regioni ha detto che «restano le dimissioni» dalla presidenza della Conferenza delle Regioni: «Voglio avere le mani libere dal punto di vista politico». E a Renzi ha replicato: «Non vado all’incontro col governo con spirito di divertimen­to ma di lavoro».

Ieri alle Commission­i congiunte Bilancio di Senato e Camera, Luigi Federico Signorini, vice direttore generale della Banca d’Italia, ha ricordato che «la ripresa si è avviata, ma va consolidat­a» perché «sono ancora elevati i rischi provenient­i dall’economica globale». Parlando della diminuzion­e delle imposte prevista nella Stabilità, Signorini ha aggiunto: «È finanziata solo in parte con riduzioni di spesa: sono infatti previste

maggiori entrate, in buona parte derivanti dalla voluntary disclosure (il rientro dall’estero dei capitali in nero ndr) ». E sia queste entrate che quelle scaturite dal settore giochi hanno natura «temporanea » . I vertici di Bankitalia hanno insistito sul debito pubblico: la riduzione dal 2016 «non deve essere un episodio isolato, ma l’inizio di un percorso». E per fare questo «è necessario attuare in pieno le misure di copertura, realizzare le privatizza­zioni e conseguire una crescita del pil in linea con le previsioni». Secondo le stime più recenti di Bankitalia, l’andamento dell’onere per interessi passivi nel 2015-2019 sarebbe inferiore a quello delle Note di aggiorname­nto del Def, cioè produrrebb­e un tesoretto: per il 2015 «la differenza rispetto alla stima governativ­a è di circa 1,5 miliardi per salire a 6,7 nel 2016, arrivare a 9,4 nel 2018 e infine ridursi a 7,6 nel 2019».

Criticità sono state segnalate da Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei conti: tra gli esempi, la tassazione degli immobili che «risulta ancora senza una fisionomia definita». Squitieri è preoccupat­o «per le ripercussi­oni negative sulla qualità dei servizi» visto che l’aggiustame­nto dei conti «verrebbe a gravare prevalente­mente» sugli enti locali.

Il ministro Padoan: le riforme colpiscono nel segno. Ue verso l’ok alle stime italiane su deficit/pil

 ??  ?? A Berlino Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, da Berlino, sostiene che le riforme sono utili perché colpiscono dove devono
A Berlino Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, da Berlino, sostiene che le riforme sono utili perché colpiscono dove devono

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