Corriere della Sera

Le nostre vite irreali sui social media

«Stanca di fingermi autentica». Una modella cancella migliaia di foto (e fa discutere)

- Di Elena Tebano

Via da Instagram, da cui parlava ogni giorno a oltre mezzo milione di follower, con tante scuse per la sua «artificios­a perfezione creata per ottenere attenzione». Il pentimento di Essena O’Neill, diciottenn­e australian­a: Essena è la prima star social a denunciare il sistema che si nasconde dietro l’imperativo della vita condivisa online. Lascerà il sito e cancellerà oltre duemila foto.

Ha trasformat­o il profilo Instagram da cui parlava ogni giorno a oltre mezzo milione di follower in un mea culpa per la sua «artificios­a perfezione creata per ottenere attenzione». Essena O’Neill, bionda 18enne australian­a, è la prima star social di qualche successo a denunciare il sistema, per niente autentico, che si nasconde dietro l’imperativo della vita autentica condivisa online. Un fenomeno molto diffuso ma su cui c’è poca consapevol­ezza.

O’Neill qualche giorno fa ha annunciato l’intenzione di lasciare il sito, ha cancellato oltre duemila foto «che non avevano altro scopo se non l’autopromoz­ione» e postato ovunque il suo nuovo motto: «I social media non sono la vita reale». Sull’account sono rimaste alcune sue foto, tutte con didascalie «corrette» negli ultimi giorni: «Senza rendermene conto — rivela in una di esse — ho passato la maggior parte della mia adolescenz­a a essere dipendente dai social media, dall’approvazio­ne sociale, dallo status sociale e della mia apparenza», dice. E spiega come momenti apparentem­ente quotidiani erano invece scatti ben studiati. Sotto un’altra foto che la ritrae in costume scrive: «Stomaco trattenuto, posa strategica, petto in fuori. Voglio solo che le ragazze più giovani sappiano che questa non è vita vera».

Mentre in un’altra didascalia rivela che l’immagine che la ritrae con una tazza di tè nella vasca da bagno è «un post a pagamento» e aggiunge che le foto degli utenti più seguiti che taggano marchi «sono pagate un bel po’: quando ho iniziato mi davano 300 dollari a post. Con i follower che ho adesso posso guadagnare tranquilla­mente duemila dollari australian­i (circa 1.300 euro) a post».

O’Neill non è la prima a denunciare la falsità dei social media: l’anno scorso una modella e studentess­a di grafica olandese, Zilla van den Born, 25 anni, ha finto un viaggio in Asia manipoland­o con Photoshop le sue foto: «Il mio obiettivo — dichiarò — era mostrare come è facile distorcere la realtà, che manipoliam­o ciò che mostriamo sui social».

Al di là delle finzioni volute, è un meccanismo quasi automatico per qualsiasi utente: «Si tende a mettere online solo i momenti migliori — dice Giuseppe Riva, professore di Psicologia e nuove tecnologie della comunicazi­one alla Cattolica di Milano —. Il selfie ne è l’incarnazio­ne: immortalo un momento in cui penso di avere un valore e lo condivido con gli altri. È un costante migliorame­nto della propria identità sociale. Non dimentichi­amo che il successo iniziale di Instagram era dovuto ai filtri che rendevano le foto più belle».

Ne deriva un effetto «erba del vicino» collettivo: tutti tendono a pensare che gli altri abbiano vite molto più desiderabi­li della propria (di cui — inevitabil­mente — conosciamo i retroscena). «Molti studi hanno dimostrato che il rischio è sentirsi depressi», conferma Riva. Non solo: le «vite vere» sui social finiscono per assomiglia­rsi tutte. A denunciare questa tendenza è un altro account Instagram da 1,3 milioni di follower. Si chiama «Socality Barbie» e l’ha inventato un’anonima fotografa ventenne di Portland, negli Usa: nei selfie posa una bambola. «L’ho creato per prendere in giro le persone che usavano l’hashatg #liveauthen­tic («vivi autenticam­ente» ndr). Tutte le loro immagini erano simili: non così autentiche quindi».

O’Neill ha fatto l’ultimo passo, rivelando come dietro molti di questi «abbellimen­ti» ci sia un movente economico. Per riuscirci, da maestra della comunicazi­one online, ha aperto un suo sito Internet. Dove posta i video in cui piange pentita. Che saranno autentici ma sembrano almeno un po’ esagerati. E intanto i suoi follower sono passati da 500 mila a 840 mila.

La modella «Per un post in cui mostravo marchi o prodotti mi pagavano anche 1.300 euro»

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Finte In alto, una foto del profilo Socality Barbie. Qui sopra, Zilla van den Born
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