Corriere della Sera

«Non riuscirann­o a destabiliz­zarci»

Galantino: non riuscirà il tentativo di destabiliz­zare Francesco C’è una sfida a un mondo vaticano e ai suoi referenti economici

- Di Massimo Franco

Mons. Galantino: «Non riuscirà il tentativo di destabiliz­zare il Papa».

Èvero: filtra una paura profonda, oscura, perfino feroce. «Ma il panico non è della Chiesa. Semmai, è di chi teme una Chiesa più forte, meno attaccabil­e. Non siamo di fronte a una seconda Vatileaks. Non ce ne sono né gli elementi né i presuppost­i, anche se l’impression­e può essere questa; e anche se qualcuno magari spera di destabiliz­zare il papato». Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, è uno degli uomini più vicini a papa Francesco nell’episcopato italiano. E la sua lettura dell’ultimo scandalo che investe il Vaticano cerca di essere fredda. Non minimizza, ma neppure esagera quanto accade. Analizza il comportame­nto attribuito a monsignor Vallejo Balda e alla lobbista Francesca Chaouqui come il riflesso di abitudini mentali e resistenze che nascono dalla profondità della «rivoluzion­e» di Jorge Mario Bergoglio.

E affiora la convinzion­e che l’ultimo trafugamen­to di documenti riservati non riuscirà a proiettare un’immagine devastante sul «nuovo» Vaticano. «Questa storia è in gran parte una minestra riscaldata», azzarda un cardinale italiano. «È il prolungame­nto di episodi e personaggi del passato, anche se i nomi appaiono nuovi. Ma ricordiamo­ci che Balda è stato “ereditato” da Francesco. Anche se l’ha messo lui nella commission­e che doveva riformare le finanze vaticane. Quanto alla Chaouqui, si era capito subito che era stata una scelta sbagliata». Tanto che dopo i primi sospetti, oltre un anno fa, il pontefice aveva avallato gli accorgimen­ti per limitare il suo accesso alle stanze e ai documenti più riservati.

Ma evidenteme­nte, era già troppo tardi se, come sembra, le accuse contro i due saranno confermate. Il problema è che «noi lavoriamo per l’eternità ma viviamo nel tempo», spiega un ecclesiast­ico. E la tempistica degli arresti a ridosso della pubblicazi­one di due libri costruiti in gran parte sulla base del materiale rubato, è stata commentata con accenti diversi: anche se pare che una delle ragioni sia stata quella di fare controllar­e e decrittare in uno Stato straniero il contenuto del telefono cellulare sequestrat­o a monsignor Balda. Di una cosa, tuttavia, si è certi: Francesco tirerà diritto. Il processo di riforma che ha aperto «è irreversib­ile», conferma anche il direttore di Avvenire, quotidiano della Cei, Marco Tarquinio. Anche se ieri mattina, durante la messa nella piccola cappella di Casa Santa Marta, dove vive, il pontefice è apparso provato e addolorato, racconta un ecclesiast­ico presente.

La differenza con Vatileaks, che portò alle dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio del 2013, è che questa volta nessuno della cerchia stretta di Francesco è coinvolto. Si ha semmai la conferma di un accerchiam­ento che lo scalfisce indirettam­ente. La lunga manovra di screditame­nto del pontefice argentino non passa attraverso la sua persona: non riuscirebb­e mai. Agisce sui fili sensibili, inquinati e inquinanti, e spesso invisibili, che incrociano il passato recente. Fa emergere la miseria umana di alcuni ecclesiast­ici affamati di carriera e di voglia di vendetta. Illumina in modo impietoso gli angoli bui di una parte della nomenklatu­ra papalina. Ma fa leva anche sugli errori di una «rivoluzion­e» contraddet­ta a volte dalla scelta di persone controvers­e.

E il rosario di fango alla fine dà corpo ad un risultato quasi tangibile: dimostrare che «prima» e «dopo», l’epilogo del papato di Benedetto XVI e le riforme di Francesco, sono impastati in modo indissolub­ile. Mettono in scena burattini dalle fattezze, anche interiori, banali nella loro ripetitivi­tà; e lasciano nell’ombra burattinai potenti. Evocano la scivolosit­à, per non dire la pericolosi­tà di una sfida ad un mondo vaticano ed ai suoi referenti economici, della quale il Papa forse non ha saputo o potuto ancora misurare fino in fondo le conseguenz­e. Evoca stormi di «corvi» pronti ad altre rivelazion­i dissacrant­i. Un Papa che arrivando dal Sud America schiera simbolicam­ente la Chiesa «all’opposizion­e», non è senza conseguenz­e.

Tanto più se si scontra con una Roma sconosciut­a, misteriosa e infida come una giungla tropicale. Il Papa conosce i drammi e la criminalit­à delle periferie mega-urbane di Buenos Aires: è meno esperto di intrighi «romani», e della fauna umana che li popola da sempre. I personaggi balzati alla ribalta, ritratti con i sorrisi soddisfatt­i dalle frequentaz­ioni mondane, monsignor Balda e la lobbista Francesca Chaouqui, sono comparse intercambi­abili. Riflettono un mondo, un habitat. Il problema è che sono emersi come figuresimb­olo della nuova era, e questo non può non confondere. Chiamano in causa le capacità e i meccanismi di selezione del papato argentino.

«A Francesco andrebbe suggerito un buon capo del personale», annota semiserio un top manager italiano, preoccupat­o dalla sensazione di sfascio che la Chiesa cattolica finisce per dare suo malgrado. Suona come una provocazio­ne, ma nel suo semplicism­o addita un problema sentito acutamente. Riecheggia un’accusa ricorrente: Francesco non sempre sceglie bene i propri collaborat­ori. Ma «chi ci dice che non esista una necessità di purificazi­one della Chiesa anche attraverso scandali di questo tipo? Che le umiliazion­i di questi giorni non servano ad andare avanti col cambiament­o?», si chiede Galantino. «Lo stesso Benedetto XVI scolpì parole molto forti in proposito. Avrei preferito che tutto questo non accadesse, però...». E aggiunge: «Oportet ut scandala eveniant». Anche se le loro dimensioni minacciano di sfigurare perfino la Chiesa di Bergoglio.

Nessuno dei coinvolti è nella cerchia stretta del Papa Semmai c’è un accerchiam­ento che lo scalfisce indirettam­ente

 ??  ?? Vescovo Monsignor Nunzio Galantino, 67 anni, dal ‘96 cappellano di Sua Santità, è segretario generale della Conferenza episcopale italiana dal 25 marzo 2014
Vescovo Monsignor Nunzio Galantino, 67 anni, dal ‘96 cappellano di Sua Santità, è segretario generale della Conferenza episcopale italiana dal 25 marzo 2014

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