Un lampo sul jet (visto dai satelliti) E torna a salire l’ipotesi bomba
Uno strano lampo di calore. Inspiegabili rumori a bordo. Frammenti che non c’entrano con l’aereo. I nuovi misteri del volo 9268 Metrojet aumentano al ritmo delle compagnie che rinunciano a volare sul Sinai: sono diventate undici, ultimi Etihad e i giordani, mentre il governo americano ha vietato al suo personale diplomatico d’avvicinarsi alla penisola. Tra gli egiziani che escludono l’attentato (paura di danneggiare il turismo) e i russi che escludono l’incidente (paura dei risarcimenti), è da Washington che rimbalzano i dubbi su come siano morti i 224 decollati da Sharm el-Sheikh. Il Pentagono ormai abbandona l’ipotesi del missile e dell’artiglieria antiaerea. Ma questo non significa che il terrorismo non c’entri: affiorano altre verità — e si scopre qualche bugia — nella ricostruzione degli ultimi minuti.
Tre nuovi indizi non fanno una prova, ma provano che l’indagine sarà lunga. La prima rivelazione è della Cnn su un satellite Usa che alle 5.14 aveva un occhio puntato sulla zona dello schianto e ha «intercettato in aria» un anomalo «lampo di calore»: dettaglio che fa pensare a una bomba o a un motore in fiamme. Seconda novità: nelle registrazioni d’una delle due scatole nere, dicono fonti egiziane, si sentono «rumori di fondo che risultano anomali su un normale volo di linea». La terza scoperta è che, tra i resti dell’Airbus 321 recuperati nel deserto, ci sono «elementi che non hanno nulla a che fare con la struttura del velivolo»: gl’investigatori non parlano esplicitamente d’esplosivo, ma vogliono capire meglio chi ci fosse a bordo, la situazione della Metrojet che non stipendiava l’equipaggio da due mesi. E se i controlli di Sharm, all’imbarco, abbiano funzionato.
Apposta o pasticciando, qualcuno ha anche depistato. Il generale Al Sisi accenna a un’operazione di «propaganda» per danneggiare l’Egitto. Ma non spiega perché gli egiziani abbiano riferito d’un inesistente allarme lanciato dal pilota. L’agenzia Interfax, che ha ascoltato le ultime conversazioni fra l’aereo e la torre di controllo, sostiene che a 4 minuti dal crash risultano solo «comunicazioni standard»: gli strani rumori registrati fanno ritenere che a bordo si sia «creata una situazione improvvisa e inaspettata e, di conseguenza, i piloti non siano riusciti a inviare un segnale d’aiuto». C’è qualche difficoltà a indagare, ammettono gli esperti russi inviati nel Sinai. E corrono mille ipotesi. A San Pietroburgo s’è prolungato d’un giorno il lutto e d’una settimana il termine per gli esami autoptici: solo 9 vittime sono state identificate e un medico sussurra che lo stato dei corpi, così smembrati, fa pensare a un’esplosione. «Sono inappropriate le ipotetiche illazioni» che collegano questa tragedia alla nostra presenza in Siria, dice il Cremlino. Alla conferenza stampa, chiedono al portavoce russo perché sia stato Kerry, e non Obama, a fare le condoglianze di rito. Risposta: «Questo dovete chiederlo alla Casa Bianca».