Corriere della Sera

«Nel mio lavoro sono stimato, anche chi mi insulta porta i suoi animali da me»

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dell’importanza dell’atto che compio, prometto solennemen­te di dedicare le mie competenze e le mie capacità alla protezione della salute dell’uomo, alla cura e al benessere degli animali...».

Non si contano i post che chiedono l’espulsione del veterinari­o piemontese dall’albo profession­ale. Lui si difende e più del paragone con Palmer, preferisce quello con il prevosto di Lusigliè, l’ecclesiast­ico finito qualche settimana fa nel mirino degli ambientali­sti perché cacciatore e sospettato di pagare la licenza di caccia con i soldi della questua. Accusa, quest’ultima, risultata completame­nte infondata. Ma anche tra i cacciatori c’è chi obietta: «Il sacerdote non si è mai messo in bella mostra accanto alle sue prede».

Ieri Ponzetto, visibilmen­te preoccupat­o per una notorietà di cui avrebbe fatto volentieri a meno, si è recato dai carabinier­i per denunciare minacce di morte che avrebbe ricevuto sia sul web che al telefono. «Io esercito una profession­e — dice — e nel mio lavoro sono stimato. Non sono pochi gli ambientali­sti, compresi alcuni che oggi mi insultano, che portano i loro animali da me, perché io li curo bene. D’altra parte ho la passione per la caccia. Vivevo in campagna, mio nonno era un cacciatore, così mio padre. Da loro ho ereditato anche questo». Il veterinari­o sottolinea come, dal suo punto di vista, «sia assolutame­nte lecito praticare un lavoro come il suo e, contempora­neamente, esercitare un’attività sportiva regolata dalle leggi

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