Corriere della Sera

I dubbi 16 anni dopo sull’ultima notte del parà Emanuele

Una commission­e d’inchiesta sul giallo di Pisa

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Viaggio al termine della notte, il romanzo di Céline, senza sapere che stava viaggiando anche lui nella stessa direzione.

Dunque, dal 21 luglio il Car a Scandicci, poi allievo paracaduti­sta a Pisa, Caserma Gamerra, dove il generale Enrico Celentano, comandante della Folgore, nel Natale precedente aveva fatto circolare un suo Zibaldone con citazioni di classici, poesie, filastrocc­he e proverbi di varia oscenità e razzismo («O Gesù dagli occhi buoni, fa’ morir tutti i terroni»). E soprattutt­o con un prontuario di «scherzi» discutibil­i: il block, le pompate, la bicicletta, il sette e mezzo, lo sbrandamen­to, la schiumata, l’incollata: 120 pagine manoscritt­e che nei giorni del caso Scieri sarebbero apparse sui giornali, scatenando l’accusa di apologia del nonnismo.

Ma andiamo con calma. È il 13 agosto. Alle 15.30 Emanuele riceve le lenzuola e le coperte per la branda. Alle 18 cena, poi un giro in città con gli altri allievi: per la prima volta Emanuele vede Piazza dei Miracoli. Tra le 20.30 e le 21 parla al telefono con i genitori e con il fratello maggiore Francesco. Non c’è sera che non chiami a casa. Alle 22.15 rientra in caserma con gli altri. Ha un amico, Stefano Viberti, che racconterà di aver trascorso la serata con l’«avvocato», di aver fumato una sigaretta con lui nel vialetto interno e poi di averlo lasciato solo. Al contrappel­lo delle 23.45 Scieri non c’è e nessuno se ne preoccupa, tranne Viberti che è molto agitato. Passa il 14 e passa anche il Ferragosto ma Emanuele è sempre assente nel silenzio cupo della caserma. Le sole stranezze sono due ispezioni straordina­rie in caserma: all’alba quella di Celentano, la sera quella del colonnello Pier Angelo Corradi. Fine.

Lunedì 16, al Lido di Noto papà Corrado e mamma Isabella non capiscono perché Ema non chiami da tre giorni. Lo capiranno alle 16.30, quando due carabinier­i si presentano alla

La morte può risalire alla notte tra il 13 e il 14 agosto. Vengono aperte due inchieste. Si ipotizza un episodio di nonnismo

Sia l’inchiesta della Procura di Pisa che quella militare vengono archiviate

giustizia né verità, archiviazi­one. Chi l’ha fatto cadere? E perché? E perché il corpo è stato spostato? E che cosa ne sa Viberti? Niente, Viberti è muto. Mamma Isabella e papà Corrado combattono, vorrebbero giustizia e verità, come gli amici di Emanuele, che si mobilitano, premono, vogliono sapere da anni. Papà Corrado muore senza risposte il 16 giugno 2011. Mamma Isabella oggi dice: «Perché smettere di sperare?».

Il nome di Emanuele raduna su Facebook una comunità di oltre seimila amici. Tra cui l’avvocato Federica Gallitto, che ha studiato con Emanuele in università: «Finalmente un messaggio di legalità del Parlamento».

Sono passati tanti anni Ma perché bisogna smettere di sperare?

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