Corriere della Sera

OBAMA E IL CLIMA: NO ALL’OLEODOTTO

Doveva collegare il Canada al Golfo del Messico. Un messaggio «ambientali­sta» anche agli alleati

- Di Massimo Gaggi

Il presidente Obama ha bocciato il progetto, già contestato dagli ambientali­sti, per la costruzion­e dell’oleodotto Keystone Xl, per portare il petrolio dal Canada agli Usa.

Dopo un’istruttori­a durata ben sette anni e alla vigilia della Conferenza di Parigi sul clima, Barack Obama boccia il progetto Keystone XL: l’oleodotto di quasi duemila chilometri che avrebbe dovuto trasportar­e il petrolio estratto dalle sabbie bituminose dell’Alberta, da questa provincia canadese fino al Golfo del Messico. Il «no» del presidente americano era dato per scontato da quando, alcuni giorni fa, la Casa Bianca ha rifiutato di rinviare ogni decisione come chiesto dalla società canadese responsabi­le del progetto.

La decisione di Barack Obama non comporta conseguenz­e immediate (la realizzazi­one dell’opera sarebbe stata comunque rinviata perché estrarre petrolio dal bitume costa molto mentre oggi il prezzo del greggio è bassissimo), ma ha un grande valore simbolico: quella che all’inizio era, per il presidente democratic­o, una semplice valutazion­e economica di un’infrastrut­tura energetica, è pian piano diventata la cartina di tornasole della serietà dell’impegno americano contro il riscaldame­nto dell’atmosfera.

Proprio ieri, dopo aver spiegato che l’oleodotto non avrebbe aggiunto molto all’economia americana, il presidente ha aggiunto che approvarne la realizzazi­one avrebbe contraddet­to, proprio alla vigilia del decisivo summit di Parigi, la politica di riduzione delle emissioni di CO2 fin qui seguita dalla Casa Bianca. Con Keystone, Washington avrebbe perso credibilit­à nei suoi tentativi di spingere anche gli altri «grandi inquinator­i», dalla Cina all’India, a ridurre le loro emissioni di gas-serra.

Estrarre petrolio dalle sabbie «a cielo aperto», infatti, è un processo molto nocivo. Certo, si può estrarre e vendere greggio dai campi dell’Alberta anche senza oleodotto, ma il prodotto trasportat­o nei vagoni cisterna costa caro (65 dollari al barile), mentre i prezzi internazio­nali del petrolio oggi oscillano tra 44 e i 47 dollari.

Costruire un oleodotto che abbassa i costi di consegna di questo greggio molto inquinante avrebbe contraddet­to tutti gli impegni fin qui presi da Obama e da lui elencati ieri: il raddoppio del chilometra­ggio medio che i nuovi veicoli devono percorrere con un litro di benzina, le norme sulle centrali elettriche a carbone che dovranno essere riconverti­te, il forte impegno sull’eolico e il solare.

Il presidente, che ieri ha anche detto che andrà a Parigi per la Conferenza dell’Onu (dal 30 novembre all’11 dicembre) dalla quale dovrebbe uscire un nuovo protocollo di interventi contro i mutamenti climatici sostitutiv­o di quello di Kyoto, ha scelto con cura il momento del suo annuncio su Keystone XL: alla vigilia della vertice di Parigi, certo, ma anche pochi giorni dopo le elezioni canadesi, vinte dall’ambientali­sta Justin Trudeau.

Il suo predecesso­re, il conservato­re Stephen Harper, non solo premeva sulla Casa Bianca per il «via libera» all’oleodotto, ma l’aveva fatto diventare la questione prioritari­a delle relazioni Usa-Canada.

Anche Trudeau appoggia Keystone (e ieri si è detto deluso), ma senza troppa enfasi: non ha nemmeno citato la questione nel primo colloquio telefonico con Obama, subito dopo la sua elezione. Al settimo cielo, invece, gli ambientali­sti: all’inizio la Casa Bianca guardava al progetto in un’ottica solo economica, e sembrava orientata ad approvarlo. E’ solo quando gli ecologisti hanno cominciato a sottolinea­re l’impatto ambientale delle sabbie bituminose che Obama ha cominciato a vedere la questione in un’ottica diversa.

Con gli Usa ormai vicini all’autosuffic­ienza energetica e i democratic­i (compresa Hillary Clinton) contrari all’oleodotto (come anche Donald Trump), è stato più facile per Obama rompere gli indugi e sfidare i repubblica­ni favorevoli a Keystone: «Sostenere che le misure per l’ambiente sono nemiche dello sviluppo economico è un vecchio modo di ragionare: le nuove tecnologie ci consentono di puntare, insieme, a tutti e due i risultati. Infatti l’economia statuniten­se è, al tempo stesso, quella che cresce di più in Occidente e quella che riduce di più le emissioni di CO2».

Casa Bianca «verde» Approvare Keystone XL avrebbe contraddet­to la politica di riduzione delle emissioni di CO2

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Ambientali­sta Barack Obama affronta l’ultima sfida della sua presidenza al vertice di Parigi

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