Corriere della Sera

PARIGI INSICURA BLOCCA SCHENGEN

- di Massimo Nava

In vista della conferenza Onu sul clima, Parigi ha annunciato il ripristino dei controlli alle frontiere per trenta giorni come misura d’emergenza.

Nel giorno in cui la Francia annuncia il ripristino dei controlli alle proprie frontiere per trenta giorni, come misura d’emergenza transitori­a in vista della conferenza internazio­nale dell’Onu sul clima (Parigi, 30 novembre - 11 dicembre), l’ex presidente della Commission­e europea Jacques Delors pubblica una tribuna su Le Monde per ricordare il significat­o autentico del trattato di Schengen.

Spesso percepito nell’opinione pubblica come un «colabrodo» da sospendere alla prima avvisaglia d’invasione o di pericolo per la sicurezza (dai terroristi ai black bloc, dai profughi alle tifoserie), il trattato dovrebbe in realtà favorire una più forte collaboraz­ione fra polizie per il controllo delle «frontiere» europee esterne e non interne fra i singoli Paesi membri. È stato concepito per migliorare gli scambi e la circolazio­ne di quattrocen­to milioni di europei. Per questo lo spazio Schengen si è allargato, comprenden­do anche Paesi che non fanno parte dell’Unione.

Gli strumenti di controllo degli ingressi illegali e d’identifica­zione esistono e dovrebbero funzionare in stretta collaboraz­ione fra governi. Tornare indietro avrebbe un costo economico catastrofi­co e non risolvereb­be il problema, come ricorda Delors.

Intanto la Francia sospende. Lo fa in vista di un importante avveniment­o, come del resto hanno fatto in passato altri Paesi che hanno alzato barriere per il G8 o per manifestaz­ioni sportive. E come hanno deciso recentemen­te Germania, Austria, Slovenia, per fronteggia­re la crisi dei migranti, fino ai fili spinati in Ungheria.

L’impression­e è che si mescolino rischi e problemati­che diverse. Le polemiche politiche favoriscon­o gli equivoci.

I black bloc o le tifoserie aspettano un momento-vetrina, con conseguenz­e purtroppo note. È giusto ristabilir­e filtri e misure di sicurezza temporanee.

Il ristabilim­ento dei controlli come misura d’emergenza è anche previsto dal trattato, ma ha offerto il pretesto per costruire nuovi muri e per respingere. Proprio la Francia, con i suoi gendarmi schierati a Ventimigli­a, offrì il poco nobile spettacolo di un dolente bivacco d’immigrati sugli scogli.

L’invasione di profughi è un fenomeno permanente con cui l’Europa dovrà fare sempre più i conti. Tutta insieme, anziché in ordine sparso, come sta avvenendo ora, lasciando soli i Paesi più esposti. Il dispositiv­o di ricollocam­ento è rimasto sulla carta.

È di ieri, la valutazion­e della Commission­e europea sui flussi migratori: tre milioni entro il 2017, sempre che le aree di conflitto non si estendano ancora di più.

Schengen non è solo un trattato. È un progetto alla base della costruzion­e europea. Va maneggiato con cura. Non è il problema, come si sente dire, ma la soluzione. Non va sospeso, ma rafforzato perché funzioni meglio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy