Quel sì di Berlusconi anche alle nozze gay
Scelte diverse da Salvini anche sulla cittadinanza ai bimbi nati in Italia
Se Berlusconi lo dicesse dal palco di Bologna, i centri sociali smetterebbero di protestare e lo applaudirebbero.
Se «in nome della libertà» il leader azzurro facesse outing e al comizio di domani proclamasse di sentirsi «a fianco delle coppie omosessuali» e «a difesa dei loro diritti», compresi il matrimonio e la stepchild adoption, il cuore dell’Emilia rossa inizierebbe a battere per lui insieme a quello dell’Italia laica, che lo eleggerebbe a proprio paladino nell’imminenza della battaglia parlamentare sulle unioni civili. Sarebbe questo, in fondo, un vero terreno di scontro con il leader del Pd, che sulle adozioni ha cambiato linea: perché sul resto — dal taglio delle tasse sulla casa all’aumento della quota del contante — i due non sono così distanti, visto che Berlusconi accusa Renzi di averlo «copiato, anche se male».
Certo, chissà cosa direbbero oggi le sue famose «zie monache», e soprattutto chissà come gli risponderebbe Salvini, che sulla stepchild adoption è pronto «alle barricate» e che intanto sul disegno di legge Cirinnà ha schierato il suo gruppo al Senato a fianco di quello di Alfano. Il tema dei diritti si aggiunge ad altre (evidenti) differenze tra l’ex premier e la Lega: dall’ancoraggio europeo a famiglie diverse, alla questione della moneta unica, fino ad arrivare ai nodi dell’immigrazione e della cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia, che Berlusconi considera un «fatto doveroso».
È impensabile che domani gli alleati lavino in piazza i loro panni. Perciò bisognerà presumibilmente aspettare prima che il fondatore del centrodestra si esprima in pubblico. Ma non c’è dubbio che sui diritti agli omosessuali abbia fatto una scelta di campo, e ci sarà un motivo se per una volta non si cura nemmeno dei sondaggi: «Ho parlato con esponenti delle associazioni gay. A parte il fatto che sono tanti, mi hanno spiegato le loro ragioni e mi sono convinto che non hanno affatto torto». Sono lontani i tempi in cui l’amico Zeffirelli lo rampognò per quella battuta sugli omosessuali «che stanno tutti da una parte politica», sono passati tre governi da quando ricevette in regalo un libro dal direttore di Chi, Signorini, dopo aver detto che «è meglio amare le ragazze piuttosto di essere gay».
Da un anno Berlusconi mostra di aver cambiato verso, di aver maturato una posizione che peraltro riflette il suo spirito libertario. Sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, come sulla possibilità di adottare il figlio biologico del compagno, respinge l’approccio «anti-storico di chi non vuole riconoscere certi diritti». Parla di «misure di civiltà», della necessità di «adeguarsi» ai codici di quei Paesi occidentali che considera «più avanzati». Già un anno fa, inaugurando il dipartimento per i Diritti civili di Forza Italia, disse che «la famiglia tradizionale è il cardine della nostra nazione, ma lo sono di più l’amore e la dignità».
Fece scalpore. Ora si è fatto più pressante, è arrivato persino a sfidare il suo stesso partito. Prima ha mandato in avanscoperta con un’intervista al
Corriere la Brambilla (schierata al suo fianco insieme alla Carfagna e alla Prestigiacomo), e ha incassato l’ostilità dei parlamentari forzisti verso la stepchild adoption, che secondo la dirigente azzurra sarebbe invece «un modo per uscire dal Medio Evo ed entrare nel Terzo millennio». Ma l’altra settimana ha minacciato una nota personale ufficiale se il suo gruppo a palazzo Madama avesse espresso la contrarietà al ddl sulle unioni civili. Il giudizio negativo sul testo c’è stato, poi la mediazione di Romani e il fatto che sia stata lasciata libertà di coscienza ai senatori, ha evitato la clamorosa rottura da parte del leader.
Su questo tema però (e non solo su questo) il solco è profondo con il suo partito come con la nuova Lega, che Salvini sta tentando progressivamente di trasformare in una forza nazionale e dunque radicata nella tradizione. Più della Merkel, più dell’euro, se solo Berlusconi accennasse domani alle unioni civili, scenderebbe dal palco e salirebbe su un altro predellino.
La sfida Sul tema dei diritti civili l’ex premier è determinato e sfida il suo stesso partito