Corriere della Sera

Dal Medio Oriente all’Africa, il mondo delle «mete» sicure sembra sempre più piccolo

- Di Michele Farina

Qualche luogo è più lontano, e il mondo sembra meno piatto di prima, a guardarlo con il cannocchia­le antiterror­ismo. Si allargano le disuguagli­anze, aumentano le distanze? Sul finire del 2015 persino le paradisiac­he, autocratic­he, Maldive sono diventate un Paese verso cui viaggiare è sconsiglia­to.

E l’elenco dei luoghi a rischio sembra allungarsi anziché accorciars­i: dalle spiagge tunisine agli aeroporti sul Mar Rosso, dalle bibliotech­e di Timbuctù ai rarefatti tetti di Sana’a, dalle viuzze di Gerusalemm­e fino al brulicante Bangladesh dove l’Isis attecchisc­e e attacca. Un’impression­e suffragata dall’ultimo World Peace Index: se diminuisco­no le guerre tra Stati (in otto anni le vittime sono passate da 1.982 a 410) cresce sulla Terra il peso dei conflitti interni (da 49 mila caduti nel 2010 a 180 mila nel 2014). In aumento i morti per terrorismo: 20 mila un anno fa (duemila nel 2005). Il mondo novello ha un sapore meno «pacifico» rispetto all’annata 2007. O meglio, è sempre più diviso. Se 81 Paesi migliorano, 78 sono peggiorati. Le oasi di pace diventano ancora più oasi, gli inferni ancora più impervi.

È l’altra faccia, l’onda opposta, a quella dei rifugiati. Per la prima volta nella storia dell’Index, nel 2015 la regione del Medio Oriente e del Nord Africa (Mena, in inglese) è la meno sicura di tutte (l’anno precedente era l’Asia sudorienta­le, Afghanista­n compreso). Tra i 20 Paesi più tranquilli (sui 162 passati al setaccio con 23 «indicatori» di pace), 15 sono in Europa (l’Italia è 36esima). Al top, in classifica e in geografia, l’Islanda. Ma nel grande Nord lo snorkeling è impossibil­e e i templi di Palmira sono un miraggio. Nei Paesi del Mena, in compenso, si mena e si muore. Oggi l’Isis, ieri Al Qaeda. Perché certo, anche un giorno di dieci anni fa, proprio a Sharm el Sheikh, oltre 60 persone morirono in un attentato terroristi­co. E tutti sanno da un pezzo che facendo birdwatchi­ng sull’isola di Mindanao ci sono ottime probabilit­à di finire rapiti dagli estremisti di Abu Sayaf.

È peggiorato il mondo intorno alla roccaforte Occidente, o si sono alzati i nostri ponti levatoi, le nostre aspettativ­e di sicurezza? Di certo laddove la storia si è in qualche modo bloccata — per il collante benessere o per il veleno dittatura — viaggiare per diporto è più sicuro. È indubbio che le distanze si siano accorciate, nell’epoca dei charter e dei low-cost. In ogni istante, volano sulle nostre teste diecimila aerei, con le stive imbottite di bagagli. I russi oggi piangono i loro morti; un anno fa era toccato agli olandesi colpiti da un razzo russo. E a tutti sembra incredibil­e che qualcuno abbia potuto lanciare un missile, o infilare una bomba, tra le valigie, le pinne e i peluche.

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