Camusso: pensioni d’oro? Boeri è ossessionato serve una patrimoniale
della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, ha ringraziato il governo per aver mantenuto la parola, ma non sembra intenzionato a ritirare le sue dimissioni dalla Conferenza. Attaccato da Renzi per le critiche puoi fare il professore universitario, non il muratore».
D’accordo, ma da dove si prendono i soldi?
«Nella nostra piattaforma c’è l’imposta sui patrimoni immobiliari al di sopra del milione di euro. Stiamo parlando di meno del 5% delle famiglie italiane, di un’aliquota progressiva tra lo 0,5 e il 2%. Ci sarebbero risorse sufficienti non solo per le pensioni ma anche per un vero piano che ci consenta di dare lavoro ai giovani».
La patrimoniale non soffocherebbe la domanda interna, proprio adesso che ci sono i primi segnali di ripresa?
«Se in famiglia entrano 160 euro in più perché è stata abolita la Tasi ma ci sono due figli disoccupati, secondo lei quella famiglia pensa alla Tasi, e si mette a spendere più di prima? O continua a pensare ai figli disoccupati?».
Per il governo il lavoro si crea aiutando le imprese a investire, non con piani calati dall’alto.
«Ci convince il super ammortamento, la misura inserita nella Stabilità che fa pagare meno tasse a chi investe in azienda: favorisce non solo l’occupazione ma anche l’ammodernamento del sistema produttivo. Ci convincono molto meno, invece, il taglio dell’Ires e dell’Irap. Sono le vecchie misure a pioggia di una volta. Un po’ come lo sconto sui contributi per gli assunti senza un vincolo a creare occupazione aggiuntiva».
Questa misura potrebbe essere rafforzata per le Regioni del Mezzogiorno. È una buona idea?
«Sì, perché sul Mezzogiorno nella Stabilità non c’è nulla. Ma lo sconto sui contributi deve avere dei vincoli, essere limitato all’occupazione aggiuntiva oppure alle donne e agli over 50 come nel vecchio provvedimento del governo Monti che, devo dire, era molto più efficace di questo. Altrimenti lo sconto si presta a usi opachi».
Vi state preparando allo sciopero generale?
«Abbiamo avviato la mobilitazione. Vedremo quello che succede nelle prossime settimane ma non è che approvata la Stabilità ripieghiamo le bandiere e torniamo a casa».
E l’idea di una tregua sugli scioperi per il Giubileo, sul modello di quanto fatto per Expo?
«Non c’è e non ci può essere un misterioso bene superiore che impedisca ai lavoratori di rivendicare i loro diritti. È interesse di tutti che il Giubileo si svolga serenamente ma ricordo che il contratto del trasporto pubblico è scaduto da sette anni. In un Paese normale questo non dovrebbe avvenire».
Oggi si riuniscono i fuoriusciti del Pd. C’è spazio a sinistra per un nuovo partito?
«Continuo a pensare che le frammentazioni non siano utili. L’orizzonte deve essere quello di un grande partito socialdemocratico».
Può essere il Pd questo grande partito oppure no?
«Questo è un interrogativo che riguarda tutta la sinistra». Un’ultima sigaretta.
Si può intervenire sui grandi patrimoni con un prelievo tra lo 0,5 e il 2%
@lorenzosalvia
Una missione tra il Vietnam, «la piccola tigre del Sudest asiatico», e l’immensa Indonesia, che per le imprese italiane vale almeno un miliardo di euro in contratti. E il saldo potrebbe raddoppiare se l’ultima tappa della trasferta, in Oman, svilupperà una concreta intesa nel settore petrolchimico, cui si sta lavorando da tempo. Si riassume in queste cifre, importanti, il viaggio in Estremo Oriente di Sergio Mattarella ( nella foto con il primo ministro della Repubblica socialista del Vietnam Nguyen Tan Dang). L’altra sera, appena atterrato ad Hanoi, aveva confermato con un giudizio di «ottimismo» (sia pure «con cautela») sulle stime di crescita al rialzo espresse dall’Europa a proposito del nostro Pil. Ieri, affiancato dal presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, Truong Tan Sang, ha messo il proprio sigillo su un’iniziativa che — fra tante altre di politica economica da dispiegare anche all’estero — dovrebbe accompagnare la nostra definitiva uscita dalla crisi. Tutto si è svolto, dopo «un colloquio molto fruttuoso», nell’ex residenza del governatore dell’Indocina francese: un esempio di architettura coloniale usato poi per le cerimonie da Ho Chi Minh, che non volle però abitarvi mai, preferendo per sé una palafitta nel parco. Qui, sotto un enorme busto del traghettatore del Vietnam verso l’indipendenza, è avvenuta la firma del «Piano d’azione 2015-2016 per l’attuazione del partenariato strategico» tra i rappresentanti dei due governi e di un parallelo «Accordo sulla cooperazione e mutua assistenza amministrativa in materia doganale». Documenti che formalizzano il reciproco impulso a rafforzare le relazioni e, nel nostro caso, ad aggredire i mercati di un’area dove siamo stati a lungo poco presenti e dove è dunque utile orientare nuove strategie. Campi di penetrazione, per il sistema delle grandi imprese (Eni e Finmeccanica su tutte) come di quelle medio-piccole: infrastrutture, energia, trasporti, turismo, riqualificazioni urbane, alta tecnologia, industrie chimiche e minerarie. Un’agenda di collaborazione su più fronti, riassunta dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che accompagnerà Mattarella nell’intero viaggio e si è dichiarata convinta di poter portare già nel 2016 l’interscambio tra Roma e il «giovane e dinamico» Vietnam (con una crescita al ritmo di un 6,5% annuo) a 5 miliardi di euro, mentre ora siamo sotto i 4. La missione ha, in parallelo con le prospettive di slancio per gli accordi economici, anche forti contenuti politici. L’Italia, ad esempio, si farà «avvocato» del ruolo di apertura del Vietnam presso la Ue e insieme agiranno nella prossima partita per il consiglio di sicurezza dell’Onu. Fatale che su questo versante Mattarella ponesse al padrone di casa la questione dei diritti umani, e in primis della pena di morte, su cui ogni Paese, per quanto si sia aperto all’economia di mercato, si gioca le chance di credibilità democratica. Truong Tan Sang lo ha rassicurato, riferendogli di una recente moratoria ad hoc e assicurando comunque un suo prossimo intervento presso l’Assemblea nazionale di Hanoi, in modo che si giunga a una revisione del Codice di procedura penale. Sarebbe un passo utile e coerente con lo spirito di una nazione che, come dieci secoli fa, continua a onorare i propri re filosofi e maestri di saggezza nello struggente Tempio della Letteratura, visitato quasi in punta di piedi dal presidente.
Le risorse non possono arrivare sempre dai sacrifici del sistema previdenziale. Pronti a discutere