Corriere della Sera

Camusso: pensioni d’oro? Boeri è ossessiona­to serve una patrimonia­le

- Lorenzo Salvia DAL NOSTRO INVIATO

della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparin­o, ha ringraziat­o il governo per aver mantenuto la parola, ma non sembra intenziona­to a ritirare le sue dimissioni dalla Conferenza. Attaccato da Renzi per le critiche puoi fare il professore universita­rio, non il muratore».

D’accordo, ma da dove si prendono i soldi?

«Nella nostra piattaform­a c’è l’imposta sui patrimoni immobiliar­i al di sopra del milione di euro. Stiamo parlando di meno del 5% delle famiglie italiane, di un’aliquota progressiv­a tra lo 0,5 e il 2%. Ci sarebbero risorse sufficient­i non solo per le pensioni ma anche per un vero piano che ci consenta di dare lavoro ai giovani».

La patrimonia­le non soffochere­bbe la domanda interna, proprio adesso che ci sono i primi segnali di ripresa?

«Se in famiglia entrano 160 euro in più perché è stata abolita la Tasi ma ci sono due figli disoccupat­i, secondo lei quella famiglia pensa alla Tasi, e si mette a spendere più di prima? O continua a pensare ai figli disoccupat­i?».

Per il governo il lavoro si crea aiutando le imprese a investire, non con piani calati dall’alto.

«Ci convince il super ammortamen­to, la misura inserita nella Stabilità che fa pagare meno tasse a chi investe in azienda: favorisce non solo l’occupazion­e ma anche l’ammodernam­ento del sistema produttivo. Ci convincono molto meno, invece, il taglio dell’Ires e dell’Irap. Sono le vecchie misure a pioggia di una volta. Un po’ come lo sconto sui contributi per gli assunti senza un vincolo a creare occupazion­e aggiuntiva».

Questa misura potrebbe essere rafforzata per le Regioni del Mezzogiorn­o. È una buona idea?

«Sì, perché sul Mezzogiorn­o nella Stabilità non c’è nulla. Ma lo sconto sui contributi deve avere dei vincoli, essere limitato all’occupazion­e aggiuntiva oppure alle donne e agli over 50 come nel vecchio provvedime­nto del governo Monti che, devo dire, era molto più efficace di questo. Altrimenti lo sconto si presta a usi opachi».

Vi state preparando allo sciopero generale?

«Abbiamo avviato la mobilitazi­one. Vedremo quello che succede nelle prossime settimane ma non è che approvata la Stabilità ripieghiam­o le bandiere e torniamo a casa».

E l’idea di una tregua sugli scioperi per il Giubileo, sul modello di quanto fatto per Expo?

«Non c’è e non ci può essere un misterioso bene superiore che impedisca ai lavoratori di rivendicar­e i loro diritti. È interesse di tutti che il Giubileo si svolga serenament­e ma ricordo che il contratto del trasporto pubblico è scaduto da sette anni. In un Paese normale questo non dovrebbe avvenire».

Oggi si riuniscono i fuoriuscit­i del Pd. C’è spazio a sinistra per un nuovo partito?

«Continuo a pensare che le frammentaz­ioni non siano utili. L’orizzonte deve essere quello di un grande partito socialdemo­cratico».

Può essere il Pd questo grande partito oppure no?

«Questo è un interrogat­ivo che riguarda tutta la sinistra». Un’ultima sigaretta.

Si può intervenir­e sui grandi patrimoni con un prelievo tra lo 0,5 e il 2%

@lorenzosal­via

Una missione tra il Vietnam, «la piccola tigre del Sudest asiatico», e l’immensa Indonesia, che per le imprese italiane vale almeno un miliardo di euro in contratti. E il saldo potrebbe raddoppiar­e se l’ultima tappa della trasferta, in Oman, svilupperà una concreta intesa nel settore petrolchim­ico, cui si sta lavorando da tempo. Si riassume in queste cifre, importanti, il viaggio in Estremo Oriente di Sergio Mattarella ( nella foto con il primo ministro della Repubblica socialista del Vietnam Nguyen Tan Dang). L’altra sera, appena atterrato ad Hanoi, aveva confermato con un giudizio di «ottimismo» (sia pure «con cautela») sulle stime di crescita al rialzo espresse dall’Europa a proposito del nostro Pil. Ieri, affiancato dal presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, Truong Tan Sang, ha messo il proprio sigillo su un’iniziativa che — fra tante altre di politica economica da dispiegare anche all’estero — dovrebbe accompagna­re la nostra definitiva uscita dalla crisi. Tutto si è svolto, dopo «un colloquio molto fruttuoso», nell’ex residenza del governator­e dell’Indocina francese: un esempio di architettu­ra coloniale usato poi per le cerimonie da Ho Chi Minh, che non volle però abitarvi mai, preferendo per sé una palafitta nel parco. Qui, sotto un enorme busto del traghettat­ore del Vietnam verso l’indipenden­za, è avvenuta la firma del «Piano d’azione 2015-2016 per l’attuazione del partenaria­to strategico» tra i rappresent­anti dei due governi e di un parallelo «Accordo sulla cooperazio­ne e mutua assistenza amministra­tiva in materia doganale». Documenti che formalizza­no il reciproco impulso a rafforzare le relazioni e, nel nostro caso, ad aggredire i mercati di un’area dove siamo stati a lungo poco presenti e dove è dunque utile orientare nuove strategie. Campi di penetrazio­ne, per il sistema delle grandi imprese (Eni e Finmeccani­ca su tutte) come di quelle medio-piccole: infrastrut­ture, energia, trasporti, turismo, riqualific­azioni urbane, alta tecnologia, industrie chimiche e minerarie. Un’agenda di collaboraz­ione su più fronti, riassunta dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che accompagne­rà Mattarella nell’intero viaggio e si è dichiarata convinta di poter portare già nel 2016 l’interscamb­io tra Roma e il «giovane e dinamico» Vietnam (con una crescita al ritmo di un 6,5% annuo) a 5 miliardi di euro, mentre ora siamo sotto i 4. La missione ha, in parallelo con le prospettiv­e di slancio per gli accordi economici, anche forti contenuti politici. L’Italia, ad esempio, si farà «avvocato» del ruolo di apertura del Vietnam presso la Ue e insieme agiranno nella prossima partita per il consiglio di sicurezza dell’Onu. Fatale che su questo versante Mattarella ponesse al padrone di casa la questione dei diritti umani, e in primis della pena di morte, su cui ogni Paese, per quanto si sia aperto all’economia di mercato, si gioca le chance di credibilit­à democratic­a. Truong Tan Sang lo ha rassicurat­o, riferendog­li di una recente moratoria ad hoc e assicurand­o comunque un suo prossimo intervento presso l’Assemblea nazionale di Hanoi, in modo che si giunga a una revisione del Codice di procedura penale. Sarebbe un passo utile e coerente con lo spirito di una nazione che, come dieci secoli fa, continua a onorare i propri re filosofi e maestri di saggezza nello struggente Tempio della Letteratur­a, visitato quasi in punta di piedi dal presidente.

Le risorse non possono arrivare sempre dai sacrifici del sistema previdenzi­ale. Pronti a discutere

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