FINITA EXPO TORNANO GLI SCIOPERI DEL VENERDÌ
Siamo tornati in Lombardia agli scioperi del venerdì. Ieri tutti i sindacati, confederali e autonomi, del trasporto pubblico ferroviario locale (Trenord) hanno organizzato un blocco di 8 ore. La prima considerazione che viene non può che essere all’insegna del famoso adagio «passata la festa, gabbato lo santo», perché appena si è chiusa la moratoria stipulata in funzione dell’Expo siamo tornati alle vecchie pratiche. Compresa la scelta di lanciare le agitazioni al venerdì, giorno «magico» per organizzare un weekend lungo. Ma forse la cosa giusta è lasciare da parte le invettive e ragionare in positivo. Va detto che la moratoria ha funzionato ovvero i dipendenti una volta responsabilizzati sono riusciti a far proprie le priorità di sistema e hanno accettato di buon grado una limitazione ai diritti, funzionale però a rendere possibile il trasporto quotidiano di migliaia di visitatori all’esposizione di Rho. La prova di maturità, dunque, c’è stata. Bisogna caso mai interrogarsi perché si sia rivelata a tempo. Gli esperti di cose sindacali spiegano che quello di ieri è il classico sciopero-sfogatoio, cominciano a parlarne le piccole organizzazione autonome e i confederali per paura di essere scavalcati si adeguano. Ma possiamo pensare di andare avanti così? I problemi del trasporto pubblico sono seri e lo sanno bene non solo i dipendenti ma anche i pendolari che fanno conoscere la loro rabbia sui blog. Di sicuro però a colpi di scioperi del venerdì non si risolvono. E l’incapacità dei sindacati di sciogliere queste contraddizioni finisce solo per chiamare in ballo la politica. Toccherà al governo, infatti, dipanare la matassa. Recepire quanto di buono c’è negli accordi sulla rappresentanza firmati da sindacati e datori di lavoro e puntare a una legge che disciplini ( finalmente) la materia. Togliendo potere alle minoranze e dando certezze agli utenti. Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it l robot può sostituire il lavoro umano anche nelle mansioni più complesse? Qualcuno obietterà che è sbagliata la domanda. La tecnologia non ha volontà propria e l’Intelligenza Artificiale più avanzata — quella delle macchine capaci di imparare — non fa eccezione: dipende da come vogliamo utilizzarla.
Negli Stati Uniti l’argomento è al centro di una discussione dai profondi risvolti sociali e culturali. Sull’argomento sono appena usciti cinque libri: il più importante s’intitola The future X network (La futura rete X) ed è stato scritto dal 45enne Marcus Weldon, presidente dei Bell Labs americani, il maggior centro di ricerca mondiale sulla comunicazione. Otto premi Nobel, decine di migliaia di brevetti, tutte le invenzioni-chiave della modernità, dal laser alla fibra ottica.
Discussione L’intelligenza artificiale negli Stati Uniti è al centro di un profondo dibattito