L’Italia sta per recepire la direttiva Ue che regola il salvataggio delle banche. L’aiuto può essere chiesto anche a investitori e correntisti Però senza un quadro comune si rafforza il legame tra i debiti degli Stati e quelli dei loro Istituti
suoi titoli in portafoglio alle banche, imponendo loro un aumento di capitale che il mercato non vorrà, e lo Stato non potrà, sostenere.
Il circolo vizioso si rafforzerà con il nuovo, più severo regime del bail in, mancando un’assicurazione europea dei depositi; troppo scarso e macchinoso è l’utilizzo, in tale ambito, di un «Fondo Unico di Risoluzione» che solo nel ‘23 arriverà a 55 miliardi di euro (per ricapitalizzare le banche greche ne servono ora 15).
Non a caso, il «Rapporto dei 5 presidenti» per completare l’unione monetaria ed economica raccomanda un sistema europeo di garanzia dei depositi «terzo pilastro di un’Unione bancaria completa assieme alla vigilanza e alla risoluzione delle banche. Dal momento che l’attuale assetto caratterizzato dall’esistenza di sistemi nazionali di garanzia dei depositi resta vulnerabile agli shock locali di grande portata (in particolare quando l’emittente sovrano e il settore bancario nazionale sono percepiti come fragili), la garanzia comune dei depositi rafforzerebbe la resilienza contro crisi future». Uno sgabello con due gambe non sta in piedi, e il 4 novembre il presidente della Bce, Mario Draghi, ha insistito sull’urgenza di avviare lo schema europeo, in assenza del quale la garanzia dei depositi sotto i 100 mila euro, confermata dalla Brrd, sarebbe demandata a schemi nazionali spesso inadeguati: va notato che il nostro Fondo Interbancario ha deliberato interventi su banche in crisi per 2 miliardi, finanziati da anticipi sui futuri versamenti delle principali banche.
La Brrd vuol rafforzare il sistema bancario senza fondi pubblici, ma la mancanza di un’assicurazione europea dei depositi rischia di costarne molti di più; essa può avvelenare la moneta unica, che tale più non sarebbe se 10 mila euro depositati a Madrid valessero meno di un identico deposito all’Aja. La Bce rischia di fallire nel suo mandato — preservare il valore della moneta uniformemente nell’eurozona — se svapora nel remoto futuro l’assicurazione dei depositi. È grave che il presidente Bundesbank, Jens Weidmann, voglia prima veder scendere drasticamente l’esposizione delle banche ai titoli di Stato: così per superare il legame perverso Stato/Banche, lo si stringe ancora! Ognuno lo sciolga da sé e solo chi lo farà stia nella vera unione bancaria: gli altri restino fuori, da quella e dall’euro, a quel punto fortissimo. Con tanti auguri per la vendita del «Made in Germany».
I grandi problemi europei vanno finalmente affrontati su scala europea; per la sicurezza dei depositanti e per il flagello della disoccupazione: 17 milioni di persone, 6 milioni di famiglie nell’eurozona, dove gli Stati devono arretrare a favore di istituzioni politiche comuni. Che razza di Capital Markets Union sarà quella voluta dal commissario britannico Jonathan Hill, su cui vigilerà separatamente ognuno dei 28 Stati membri?
Alla faccia del mercato unico, sarà una veste d’Arlecchino, strattonata fra gli interessi neppure dei singoli Stati, ma dei loro intermediari: e più ricchi sono, maggiore l’asservimento ai loro interessi.