Corriere della Sera

Hayez, la costruzion­e di un mito

- Di Pierluigi Panza

La pittura di Francesco Hayez (1791 – 1882) rappresent­a la volontà di fuga della borghesia e la costruzion­e di un mito nazionale. Prese le istituzion­i, avviate le industrie e consolidat­i i guadagni, i primi borghesi cercarono evasioni per fuggire da quell’angoscia del quotidiano che sempre si sarebbe ripresenta­ta. Una via di fuga fu offerta dall’esotismo, un’altra dal demi-monde intorno all’opera lirica, un’altra dalla scoperta romantica della storia e del sacro e un’ultima, infine, da amanti lascive e seducenti come odalische. La pittura di Hayez, esposta in grande quannale tità (più di cento tele, solo tre di proprietà) e qual i t à i n u n a grande mostra aperta da oggi al 21 febbraio alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo in piazza Scala a Milano (curatore Fernando Mazzocca), testimonia questo.

È una pittura più moderna di quanto possa apparire, non nelle forme espressive quanto nel senso dei soggetti raffigurat­i. Ed è la più europea che abbiamo, in dialogo con Orientalis­ti francesi e Preraffael­liti inglesi. La pittura di Hayez è la costruzion­e di un mito nazio- che anticipa, con il pennello, quello che Wagner avrebbe compiuto con l’opera lirica in Germania e che va letta in parallelo con le imprese di Verdi e di Manzoni. E di cui il notissimo Bacio (foto) — in mostra, per la prima volta, le tre versioni (una è quella di Brera, le altre due sono da collezione privata e una di queste fu esposta all’Expo parigina del 1867) — è la sintesi di tutto: seduzione, costruzion­e del tricolore, volontà di evasione.

La mostra trasmette anche il senso della quantità del lavoro di Hayez, persino nelle gigantesch­e dimensioni dei quadri, oltre a presentare opere mai più viste dall’Ottocento.

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