L’AEREO CADUTO NEL SINAI LA GIOSTRA DELLE IPOTESI
A proposito delle indagini sull’aereo russo caduto nel Sinai i servizi segreti degli Stati Uniti dichiarano che il disastro è stato provocato da una bomba collocata in una valigia a bordo dell’aereo; mentre gli investigatori russi ed egiziani (che sono sul posto) sono ancora molto cauti e non rilasciano dichiarazioni, e nonostante il ritrovamento delle scatole nere, continuano a setacciare in una raggio di 40 chilometri la sabbia del deserto in cui è precipitato l’aereoplano, alla ricerca di qualche indizio. Che cosa ha spinto gli Stati Uniti a fare con tanta celerità e solerzia dichiarazioni così preoccupanti?
Michela Fassi
Milano Cara Signora,
Viviamo in tempi burrascosi in cui ogni incidente può avere una matrice terroristica. È inevitabile, quindi, che la vicenda dell’aereo russo nel Sinai assuma una dimensione internazionale e che il risultato delle indagini abbia sempre effetti politici. Se l’abbattimento dell’aereo fosse opera dell’Isis, lo Stato Islamico avrebbe dato una prova della sua potenza. Non è impossibile quindi che ne rivendichi la paternità anche quando le cause sono puramente meccaniche. La Russia e l’Egitto, invece, hanno un evidente interesse, in questo caso, a escludere le motivazioni politiche. A Putin i russi potrebbero rimproverare di averli trascinati in un conflitto lontano che rende rischioso persino un viaggio di vacanze. Mentre i critici egiziani del maresciallo Al Sisi potrebbero sostenere che i morti del Sinai sono vittime della sua politica contro la Fratellanza musulmana e dei processi con cui il suo regime si sta sbarazzando della opposizione.
In una situazione in cui ogni interpretazione dell’incidente può avere ricadute politiche, anche le opinioni «neutrali» sono raramente innocenti. La Gran Bretagna e gli Stati Uniti sembrano convinti che la caduta dell’aereo sia stata provocata da una bomba, forse collocata nella stiva, forse portata a bordo da un terrorista suicida. È possibile che abbiano ragione. Ma suppongo che a Londra e a Washington, in questi giorni, non spiaccia assistere all’imbarazzo con cui il governo russo esorta i suoi cittadini ad attendere pazientemente che le indagini facciano il loro corso. Qualche lettore si è detto sorpreso dal silenzio di Israele e vorrebbe conoscerne le ragioni. È possibile che i servizi d’intelligence, le stazioni d’ascolto, i satelliti e i radar israeliani non possano darci qualche notizia interessante? A queste domande, fondate sulla convinzione che il Mossad abbia poteri soprannaturali, non sono in grado di rispondere.