L’incubo
Rossi va forte ma è triste: «Sono infastidito da quello che è successo Prima mi svegliavo pensando al titolo, ora mi sveglio e sono giù»
VALENCIA Giri e giramenti, è partito così l’avvicinamento di
Valentino all’impossibile. «Sono sempre infastidito da quel che è successo. Quando giro in pista sento ancora un leggero sottofondo di tiramento di (segue parola di quattro lettere che inizia per C e finisce per O, ndr)... ». E quanto è dura in questo modo, campione? «Tanto. Prima della Malesia mi svegliavo pensando ai punti di vantaggio su Lorenzo, ora mi sveglio sì meno stressato, ma molto più triste».
È un viaggio dentro un incubo, insomma, e meno male che è cominciato bene: Rossi ha trovato la via, viaggia già veloce e solido, quinto al mattino e quarto il pomeriggio, con un buon ritmo gara e discrete sensazioni tecniche. Il problema, però, è che va forte anche Lorenzo. Anzi, fortissimo. Jorge infatti ha chiuso primo ieri e se la gara finisse così è un calcolo — e non un parere del Tas — che il Mondiale andrebbe a PorFuera per 5 punti.
Ma ora non bisogna pensarci, serve tirare dritto e continuare come se niente fosse: «Sono soddisfatto. Giornata positiva. Sono abbastanza veloce, guido abbastanza bene». Ma abbastanza non è abbastanza. Con Lorenzo primo anche un terzo posto sarebbe infatti inutile, e il terzo posto al momento è una chimera. «Valentino sarà quarto o quinto dopo quattro giri», garantisce (o gufa) Marquez. Bene. Ma una volta lì? «Nella MotoGp, all’80 per cento la gara si decide nei primi giri, ma io a quel punto sarò ancora nel traffico — analizza Rossi —. La rimonta dipende dalla velocità e dal ritmo, ma questa è una pista difficile per superare, la Yamaha in rettilineo non è velocissima e io dovrò trovare zone alternative dove sorpassare. Le qualifiche oggi? Le farò, certo. Come? Vedremo: difficile usarle per preparare la moto mentre gli altri cercano il tempo...».
Ecco la straordinarietà di questa storia: nemmeno Rossi, che tutto sa di moto, capisce che cosa attendersi, perché sarà una gara mai vista prima. Una sola cosa è certa adesso: «Farcela non è questione di extramotivazioni. Farcela è una questione soprattutto tecnica». Tecnicamente, allora, c’è da capire il ruolo delle Honda di Marquez e Pedrosa, ancora da decifrare e ovviamente decisivo: se quelle non staranno davanti Lorenzo, addio sogni. E poi quello del Lorenzo medesimo, che per ora fa il pugile cattivo e sicuro: «Se vinco la gara bene, sennò punterò al titolo. Non devo dimostrare nulla, le 17 gare precedenti hanno già detto chi è il più forte». Strafottenza per nascondere nervosismo? Non diteglielo. «Mi vedi nervoso, amigo? Invece sono tranquillo, non ho niente da perdere: un altro Mondiale non mi cambierebbe la vita».
Così dunque è trascorso il venerdì al Ricardo Tormo sotto il sole estivo, tra spalti ancora semivuoti, avanguardie di tifosi rossiani che hanno buttato lì qualche fischio e gestaccio a Lorenzo (la security è allertata) e piloti comunque contenti di essere finalmente passati dalla chiacchiera alla moto, l’unica acqua dove, conferma Rossi, tutti nuotano sempre felici: «La pista è comunque un bel modo per rilassarsi».
L’invasione del popolo variamente schierato arriverà solo oggi e tra gli oltre centomila ci sarà papà Graziano Rossi, partito ieri pomeriggio da Tavullia in pullmino, un viaggetto da 1.600 chilometri e 17 ore. Noto alfiere della vita slow, il Grazia, ex pilota, si è negato pure quel poco di velocità rimastagli nel cuore per trasferirla tutta al figlio. L’urgenza richiede misure drastiche. «Perché se ho una piccola possibilità di vincere il Mondiale — sospira Valentino prima di andare a dormire i suoi sonni difficili — devo essere il più veloce di sempre».