Tra i turisti spaventati di Sharm costretti a partire senza bagaglio
Inglesi nervosi, italiani pochi, egiziani preoccupati. Un giorno nell’ex paradiso delle vacanze Qualcuno (ancora) va in spiaggia
All’aeroporto di Sharm ( foto) ci sono quelli esasperati, impotenti. Sulle spiagge, per un ultimo ritocco all’abbronzatura, ci sono i fatalisti, gli epicurei .
SHARM EL SHEIKH Ci sono quelli che se la prendono personalmente e stanno in coda all’aeroporto sin dall’alba a consumarsi in attese massacranti tra noia, sprazzi di speranza e picchi di delusione nera. Sono esasperati, impotenti, parlano di «complotto», si dicono vittime di «macchinazioni politiche». Come i due ingegneri inglesi innamorati di subacquea che ieri a mezzogiorno avevano i nervi a fior di pelle tanto da minacciare di fare a cazzotti con tre o quattro giovani russi altrettanto stressati. Possiamo immaginare la rabbia di questi ultimi quando infine, a metà pomeriggio, da Mosca è giunto l’ordine di bloccare i voli per l’Egitto tout court.
Poi ci sono i fatalisti, gli epicurei, che si adattano di buon grado e restano sulle spiagge per un ultimo ritocco all’abbronzatura, la vivono come una vacanza supplementare. Per esempio il gruppetto di pensionati marchigiani incontrati sulle sdraio del Marriott. «Cosa possiamo farci? C’è sempre tempo per preoccuparsi. Intanto godiamoci questo paradiso, che in Italia è già arrivato il freddo», esclama Maria Teresa Morresi, 77 anni, di Montegranaro, in provincia di Fermo. È qui con il marito 86enne Dino Zallocco e altri amici. Tra loro, Mario Clemente, ex commerciante di 74 anni, non ha dubbi: «Ovvio che Isis ha messo la bomba sull’aereo per vendicarsi contro la politica di Putin in Siria. Per noi è una questione di fortuna. Se ti va male finisci sull’aereo sbagliato». La calma del mare fa da sottofondo. Le temperature sono perfette, non una nuvola in questi cieli che già alle tre del pomeriggio si tingono di rosato sullo sfondo dei profili scuri delle montagne rocciose a corona sul Mar Rosso. La loro preoccupazione è semmai che le compagnie aeree paghino le notti supplementari, «compreso cibo e minibar». Altri preferiscono perdere il tempo in telefonate di ore e ore con i tour operator. Rod Stevenson di Brighton, pensionato 67enne qui con dodici famigliari tra figli e nipoti, solo in serata era disposto a bere finalmente una birra davanti alla piscina. Poi è tornato a chiamare il suo agente di viaggio. Questi però, come del resto i suoi colleghi, letteralmente non sa più a che santo votarsi. Promette: «Andrò subito a verificare dai militari». Ma appare ovvio che nessuno ha la minima idea sul che fare. A chi chiedere. Un’alternativa sarebbero le 7-9 ore di auto per il Cairo. Però costa 200-300 euro a veicolo, ci sono state inondazioni sulla strada per Suez e i più attendono.
E in verità cosa potrebbero fare? Nulla, assolutamente nulla. Il problema è troppo più grande di loro. A conti fatti, sono quasi 100 mila i turisti stranieri bloccati. Di cui oltre 25 mila inglesi e 45 mila russi. Da Roma la cifra degli italiani è valutata in circa 1.400. Gli aerei atterrano a singhiozzo. Cancellazioni e riconferme si susseguono con destabilizzanti ritmi da cardiopalmo. Le strettissime misure di sicurezza egiziane co-