Del Debbio: l’ex premier? Giusto andare in piazza ma lanci messaggi chiari
«La verità è che Matteo Salvini offre a a Forza Italia la possibilità di esserci e di dire qualcosa dopo un’assenza durata mesi». Paolo Del Debbio, conduttore di Quinta colonna su Rete 4 ma anche ideologo di Forza Italia nel 1994, non ha riserve nel dire ciò che pensa. Nemmeno su Forza Italia.
Berlusconi fa bene o male ad andare alla manifestazione di Bologna?
«Dipende da quello che vorrà dire. Se è per dare il segno della volontà di ricostruire un centrodestra in modo dinamico, con proposte e battaglie, fa molto bene ad andare».
Quale altro motivo potrebbe esserci?
«Se l’idea è quella di andare soltanto perché non si può non andare... Beh, meglio starsene a casa».
Secondo lei, Berlusconi che cosa dirà?
«Davvero non so. Credo che Salvini punterà molto sull’economia, in continuità quello che ha detto nell’ultimo anno».
La grande paura di FI è che la manifestazione certifichi la subalternità del partito rispetto alla Lega. Ha torto?
«Salvini offre a Forza Italia la possibilità di esserci. La subalternità non esiste tra gente attiva, che va tra le persone, che propone e che fa. La subalternità è quella del non fare e del non esserci. E poi, chi è che ha paura?».
Alcuni tra i massimi dirigenti di Forza Italia...
«Guardi, i coreuti esistono dai tempi della tragedia greca. E poi, c’è un fenomeno fisico che si chiama eco. Ha presente?».
Espliciti il suo pensiero. Tutto questo per dire?
«Per dire che un movimento non dovrebbe limitarsi ad oscillare tra coreuti ed echi».
Forza Italia è sempre stato un partito carismatico. O no?
«E allora Berlusconi decida. Io, però, sono convinto che ora Forza Italia abbia bisogno di tirare fuori figure di leadership».
Fino a non molto tempo fa hanno continuato a svolgersi i casting per volti nuovi.
«E io continuo a pensare che la leadership nasca nella competizione e non nella nomina. Si facciano primarie, concorsi di bellezza, concorsi canori o tombole. O anche il gioco dell’oca, perché no? L’importante è che ci siano segreterie che hanno vinto congressi e che poi dimostrino se hanno raggiunto i risultati».
Altra paura, quella di un palco troppo anti Ue. Possono allearsi partiti con posizioni diverse sull’Europa?
« Tutto sta nel vedere se l’odio nei confronti dell’Ue può trasformarsi in un progetto di riforma. Se mi chiede se due partiti possono stare insieme su questo presupposto, la mia risposta è sì».
Altro problema, le Amministrative. Forza Italia vuole includere il Nuovo centrodestra nell’alleanza, Salvini no. Come se ne esce?
«Molto dipende dal Ncd. Da Angelino Alfano, direi soprattutto. Dalle sue politiche sull’immigrazione, o dalle sue non politiche. E poi, è legittimo chiedersi quante persone votino questo partito. Oggi conta perché è in posizione di governo, sia pure ottenuta senza elezioni. Domani, chissà...».
Ncd non sarebbe il contrappeso simbolico di un’alleanza troppo a destra?
«Se lo dice lei... Il punto è Forza Italia. Dovrebbe essere lei ad interpretare il voto, per così dire, moderato. Non è che i moderati si conquistano o si perdono perché c’è l’Ncd. Si vincono o si perdono per Forza Italia».
L’unica subalternità è quella del non fare Il centrodestra si ricostruisce con battaglie e proposte