Summit del Fondo interbancario
(s.ta.) L’obiettivo resta quello di fare presto. La soluzione per le quattro banche in crisi- Banca delle Marche, Cassa di Ferrara, Banca Etruria e Cassa di Chieti -dovrà essere trovata tenendo certamente conto della nuova normativa europea che l’Italia sta per recepire ma magari prima dell’entrata in vigore – il primo gennaio- del nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi che mette in campo una nuova autorità e introduce – peraltro come estrema ratio – il ricorso al bailin. A fare il punto della situazione sarà mercoledì il Fondo interbancario dei depositi che ha convocato i suoi organismi per valutare il caso dell’Etruria. Il Fondo ha messo a punto un piano da 2 miliardi, facendo i primi passi già per due delle banche – la Banca Marche e la Cassa di Ferrara – ma è stata fermata dalla commissione europea che vede nel ruolo del consorzio guidato da Salvatore Maccarone un aiuto di Stato. Anche se il Fondo si avvale degli apporti delle banche private e non è alimentato da risorse pubbliche. Si è pensato anche ad un espediente formale alternativo, ipotizzando al posto dell’intervento del Fitd, quello volontario delle singole banche. Ma la procedura appare complessa e lunga così per ora si cercherà - a quel che è dato di sapere- di insistere sul via libera di Bruxelles. Proprio alla luce dell’impalcatura della nuova normativa che sposta i costi dei salvataggi dallo Stato e dalla collettività agli azionisti e ai creditori, ma prevede anche e prima di tutto una serie articolata di controlli e interventi preventivi.