Corriere della Sera

La memoria economica che rimane dopo le crisi

- di Danilo Taino @danilotain­o © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Com’è che non riusciamo a toglierci di dosso la Grande Recessione? E dunque abbiamo l’impression­e che, anche a crisi finita, lo choc sia rimasto nelle economie, soprattutt­o quelle occidental­i, e non torniamo alla situazione precedente, al 2006 per dire? Una risposta, sulla quale è iniziata una discussion­e tra economisti, si chiama «isteresi»: sostanzial­mente quello che rimane nella memoria di un sistema dinamico che è stato sottoposto a una forza esterna anche quando questa forza viene a cessare. Come quando per esempio una limatura di ferro viene sottoposta a un campo magnetico: quando questo finisce, la limatura mantiene un certo allineamen­to. Solo un campo magnetico di segno opposto può eliminare la magnetizza­zione. La questione «isteresi» in economia è probabile che diventi un punto di dibattito frequente nei prossimi mesi dopo il paper fatto circolare ieri dal Fondo monetario internazio­nale (Fmi) e scritto dall’ex ministro del Tesoro americano Larry Summers; da Olivier Blanchard, capo economista del Fmi fino a una settimana fa; da Eugenio Cerutti, del dipartimen­to di Ricerca del Fmi stesso. Un lavoro che sviluppa un dibattito intenso tenuto la primavera scorsa durante il seminario annuale della Banca centrale europea a Sintra, in Portogallo. Lavorando su dati statistici dagli Anni Sessanta a oggi, i tre economisti hanno analizzato le recessioni e il dopo recessioni in 23 Paesi avanzati. Le cose interessan­ti che sottolinea­no sono parecchie. Quello che si può evidenziar­e qui, sono alcune ricorrenze caratteris­tiche di un dopo crisi. Due terzi delle recessioni studiate sono seguite da una ripresa nella quale la produzione è più bassa del trend prerecessi­one. «Ancora più sorprenden­te», dice lo studio è il fatto che in quasi il 50% dei casi la crescita della produzione sia più bassa del trend precedente la crisi. È insomma al lavoro una «isteresi». Queste proporzion­i sono maggiori quando la recessione è provocata da uno choc esterno, tipo prezzo del petrolio o crisi finanziari­a. Ma anche quando è causata da manovre monetarie restrittiv­e, l’output gap rimane nel 63% dei casi. I tre economisti dicono che l’esistenza delle «isteresi» indica deviazioni dai livelli ottimali più ampie delle attese. E implica che le banche centrali dovrebbero sviluppare una politica monetaria che «reagisce in modo più forte ai movimenti della produzione». E qui si può aprire un bel dibattito.

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