A Bologna la piazza del centrodestra «Uniti per farcela»
Berlusconi: «Insieme battiamo il Pd, noi oltre il 40%. Grillo? Pare Hitler». E Meloni guarda al voto romano Salvini: bene, ma nessun ritorno al passato. Poi la polemica con Alfano «cretino». La replica: quaquaraquà
Berlusconi: «Insieme supereremo il 40%. Renzi è sceso di 10 punti. Noi saliamo». Cortei e scontri al comizio di Bologna.
«Se voi non mollate io non mollo di un millimetro. Se ci siete, io ci sono, da nord a sud. Perché abbiamo un compito storico». E cioé, cacciare il «parassita Renzi». Matteo Salvini esalta la sua piazza, la missione è compiuta: una grande manifestazione nazionale nella «rossa» Bologna, con Silvio Berlusconi per la prima volta in vita sua ad una manifestazione organizzata dalla Lega e Giorgia Meloni a portare il sostegno dei FdI. Insomma, il giorno 1 del nuovo centrodestra.
Fin troppo facile leggere nell’evento, come fanno nel Pd e in Ncd (con l’aiuto di qualche fischiata dei Giovani padani a Berlusconi), l’abdicazione dell’ex premier a Salvini e la certificazione della subalternità di FI alla Lega. Il punto, semmai, è che la manifestazione è sì un passo in avanti nella costruzione di una nuova alleanza, ma non risolve le questioni aperte.
L’iniziativa, lanciata da Salvini ad agosto come un «blocchiamo l’Italia», nei toni del «Capitano» leghista aveva assunto nel tempo toni più morbidi proprio per propiziare la partecipazione di Berlusconi. Per il quale, certamente, intervenire non è stato indolore. Lo ha detto lui stesso: «La mia famiglia e i miei manager hanno insistito per un mio passo indietro dalla politica. Ma non me la sono sentita. Come nel ‘94, sono qui per senso di responsabilità verso l’Italia » . Quelli che Berlusconi non cita sono i dirigenti del suo partito, in gran parte contrarissimi all’intervento. E in effetti, quasi nessuno del suo cerchio stretto si fa vedere a Bologna. Non la Rossi, non la Bergamini, non Francesca Pascale. Assente anche l’annunziatissima De Girolamo. Tra i collaboratori più vicini, soltanto la Ronzulli: «Chi era qui ha certificato da che parte vuole stare. La presenza di Berlusconi ha testimoniato una chiara scelta di campo: siamo alternativi a Renzi». Più scontata la partecipazione di una «salviniana» come la Santanché. Ma il fatto nuovo è la presenza, strizzati tra i militanti in piazza, della Gelmini, di Valentina Aprea e del capogruppo al Senato Romani. Poco più tardi raggiungeranno, nell’area inizialmente riservata alla Lega, i colleghi di partito Toti e Brunetta.
Dopo gli interventi dei rappresentanti di quello che vuole essere il corpo sociale del centrodestra futuro — artigiani e avvocati, studenti e lavoratori della sanità, ma anche Magdi Allam, il fondatore del Partito pensionati Carlo Fatuzzo e il segretario del Sap Gianni Tonelli — tocca alla Meloni. Che in chiusura ricorda a Salvini l’appuntamento di gennaio a Roma: chissà mai, la sua incoronazione a candidata sindaco della Capitale. Poi, tocca a Berlusconi. Che propone 5 punti di programma. Li propone, anzi, a tutta la piazza con la formula «Volete voi…». Il popolo leghista plaude diligente all’abbassamento delle tasse sulle famiglie, al «meno Stato e meno Europa » , alla «chiusura della piovra cattiva Equitalia», alla «via giudiziaria al socialismo» portata avanti dalla magistratura. Pochi fischiano, perlopiù Giovani padani. Ma Salvini liquida: «Erano fischi per il pareggio del Milan». Poi, però, Berlusconi arriva al punto cruciale: «Insieme possiamo superare il Pd, siamo oltre il 40%». Però, per ottenere il premio di maggioranza, per ’Italicum serve una lista unica. Altrimenti, «secondo tutti i sondaggi, al ballottaggio con Renzi andrebbe il M5S». E Berlusconi individua nei discorsi di Grillo «passaggi identici a quelli di Hitler». Quanto a Renzi, sarebbe «un duce: già non siamo una vera democrazia, ma il suo sarebbe un regime». Però, la lista unica è cosa per nulla semplice con un movimento identitario come la Lega. E infatti, S al vini—nonostante la presenza di Berlusconi sia già sufficiente a decretare il successo della manifestazione—tira il freno :« Ho l’ orgoglio di aver riunitole opposizioni per bene. Ma non ci sarà nessun ritorno al passato». Poi, vira durissimo su Alfano: «Tra noi non ci sarà mai Alfano. Occupati dei poliziotti, cretino che non sei altro, e lascia perdere la politica che non fa per te». La risposta del ministro è abrasiva: «Un piccolo uomo, per dirla con Sciascia, un quaquaraquà. Un incolto ignorante, nessun paese del mondo occidentale gli affiderebbe nemmeno la delega alle zanzare».
La sfida Il leader leghista guida l’evento: se non mollate io non mollo di un millimetro