«Campanilismi inutili L’Istituto di tecnologia è di tutta l’Italia»
Condorelli, scienziato dell’Humanitas: sì all’asse con Genova
«Milano non deve sentirsi offesa». Napoletano di nascita, una carriera da esperto di malattie cardiovascolari costruita negli Stati Uniti tra Filadelfia, Boston e San Diego, oggi Gianluigi Condorelli è tra gli scienziati di punta dell’Humanitas, polo di ricerca e cura d’eccellenza alle porte della città. È tra i cervelli di Milano, eppure il medico difende la scelta del premier Matteo Renzi che ha irritato le istituzioni accademiche. La decisione ha sollevato mugugni perché lo Human Technopole. Italy 2040, il polo di ricerca sulle tecnologie umane che il governo vuole realizzare sulle aree di Expo, vedrà la guida dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, con altri centri non lombardi (l’Institute for scientific interchange di Torino e l’Edmund Mach Foundation di Trento).
Il mondo scientifico milanese ritiene di avere già in casa le competenze per realizzare il progetto.
«Ma l’Istituto italiano di tecnologia non è di Genova né di Milano. È dell’Italia. Nella ricerca non bisogna fare campanilismi: per capitalizzare al meglio, l’intelletto non deve avere aree geografiche».
C’è chi pensa, però, che il ruolo della Statale di Milano, e non solo, possa diventare marginale, con il rischio di scardinare il modello lombardo.
«Sono timori che non condivido. Io penso che Milano debba sentirsi onorata della scelta del governo».
Ma è come se qualcuno viene a casa tua a organizzare una festa senza coinvolgerti.
«Milano deve essere fiera di essere stata scelta perché è la dimostrazione che è la migliore piazza italiana dove fare ricerca oggi. C’è l’humus più adatto per coltivare progetti ambiziosi. È il motivo per cui il governo ha deciso di realizzare qui, e non altrove, lo Human Technopole ».
Ma le università e i centri di ricerca saranno in grado di ritagliarsi un ruolo degno di rilievo?
«Io sono pronto a scommettere che i poli scientifici milanesi saranno capaci di giocare un ruolo da protagonista. Come si integreranno le competenze è ancora tutto da vedere. Criticare a priori è sbagliato».
Il progetto del governo è insomma un’occasione per Milano.
Coinvolgere i giovani «Vanno coinvolti anche i giovani ricercatori, ci deve essere un’anima universitaria»