Corriere della Sera

Fuga nei boschi e commando Così si è salvato il pilota «eroe»

- DAL NOSTRO INVIATO

GERUSALEMM­E «Volavamo a seimila metri. Il cielo era limpido. Il missile è arrivato improvvisa­mente sulla coda dell’aereo. Non l’abbiamo proprio visto. Non c’è stato neanche il tempo di fare una manovra. Pochi secondi dopo, già precipitav­amo. E ci siamo buttati fuori…». Gli eroi sono spesso tutti giovani e morti e al capitano navigatore Konstantin Murakhtin non pare vero: è vivo e passeggia per l’ospedale della base aerea di Hmeymim, terra siriana a 30 chilometri dalla Turchia, e Putin l’ha già onorato della medaglia d’Eroe di Russia. Paracaduta­to sulle montagne dei turcomanni nemici d’Assad. Trovato, non si sa come, dalle forze speciali. Scampato alla stessa, sicura morte del suo compagno di volo: «È escluso che siamo sconfinati in Turchia, nemmeno per un secondo — fanno subito dichiarare all’Eroe, abbattuto mentre bombardava i turcomanni di 24 villaggi siriani sulla frontiera —. Si può verificare perfettame­nte sulle mappe radar dov’è il confine e dov’eravamo noi». Ma perché non avete risposto all’allerta dei turchi? «Non c’è stato alcun tipo di contatto, non sono arrivati avvertimen­ti visivi, né via radio. Se i loro F-16 avessero voluto metterci in guardia prima di tirarci addosso, avrebbero potuto affiancars­i. E mostrarsi».

Behind Enemy Lines. Al di là della linea, o forse al di qua vai a sapere, per i piloti è finita come in un vecchio dramma di Gene Hackman: uno ammazzato, l’altro salvato. Murakhtin è «in buona salute», comunica personalme­nte Putin, dopo che l’ambasciato­re a Parigi e il ministro della Difesa hanno già spiegato come il capitano «sia riuscito a scappare» nei boschi e sia stato « recuperato da un’operazione durata 12 ore, un commando congiunto russo e siriano penetrato per 4 chilometri e mezzo nei territori infestati dai terroristi». L’altro, no: l’aviatore Oleg Peshkov è stato impallinat­o dalle brigate turcomanne mentre planava col paracadute, il cadavere mostrato da un video. Medaglia pure a lui e a un terzo Eroe di Putin: il soldato Aleksander Pozynich, colpito a morte su un elicottero Mi-8 che stava cercando i due commiliton­i dispersi.

Fine dei dettagli ufficiali. Ma dietro le fanfare militari, qualcosa stona. Ankara diffonde gli avvertimen­ti radio che ogni 30 secondi, e per cinque minuti, avrebbe inviato al Su-24 prima d’abbatterlo: «Attenzione, queste sono le forze aeree turche. Vi state avvicinand­o al nostro spazio aereo. Deviate immediatam­ente la vostra rotta verso Sud». Oltre a turchi, russi e a siriani, all’ora del missile Aim-9X Sidewinder vegliavano la zona almeno due satelliti e i radar di 11 Paesi — la portaerei americana Vinson, la francese Charles De Gaulle, la base qatarina d’Al Udeid, e poi inglesi, israeliani, giordani, sauditi, emiratini, bahreini, australian­i, canadesi — e tutti, più o meno, confermere­bbero la versione dei 17 secondi di sconfiname­nto. È stata probabilme­nte un’imboscata, concorda col Cremlino un analista militare di Tel Aviv, Alex Fishman: «C’era già stato un precedente, il 3 ottobre. E da allora Putin aveva concordato i sorvoli con israeliani e giordani. Con Erdogan, mai». Un po’ i russi se l’andavano a cercare, un po’ i turchi li aspettavan­o. E meno i piloti, forse, lo sapevano tutti.

 ??  ?? La reazione Un uomo fotografa una finestra dell’ambasciata turca a Mosca sfondata, ieri, dal lancio di pietre e imbrattata di vernice rossa (Afp)
La reazione Un uomo fotografa una finestra dell’ambasciata turca a Mosca sfondata, ieri, dal lancio di pietre e imbrattata di vernice rossa (Afp)

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