Corriere della Sera

L’apertura di Zaia: dialogherò con i leader religiosi islamici

- Riccardo Bruno

Presidente Zaia, lei ha confidato ad Aldo Cazzullo sul Corriere di ieri di aver apprezzato le parole degli imam ai funerali di Valeria Solesin. Non è usuale per un governator­e leghista...

«Onestament­e ho sentito giudizi forti, una presa di distanza netta dal terrorismo. Un atto di condanna che è la condizione sine qua non per dialogare». Luca Zaia, uno dei leader del Carroccio, guida la giunta regionale veneta dal 2010, riconferma­to sei mesi fa per altri cinque anni.

E adesso come dialogherà con le comunità islamiche?

«Voglio aspettare che venga decantata la tragedia di Valeria. Ma posso dire che ho intenzione di convocare al più presto la Consulta regionale per l’immigrazio­ne, organismo a cui partecipan­o anche i rappresent­anti religiosi».

Lei pensa che il problema del terrorismo sia legato a quello dei migranti?

«Il presuppost­o, a mio avviso, è che vanno cambiate le regole sui flussi. Schengen è una bella idea, ma non tutti i Paesi sono in grado di presidiare efficaceme­nte i confini, penso per esempio alla Bulgaria o alla Croazia. Il timore Il rischio che in alcune moschee si predichi l’odio è reale. Per questo i sermoni devono essere in italiano In un momento di emergenza non possiamo rinunciare a controllar­e le frontiere».

Nemmeno lasciare i profughi fuori dalle porte dell’Europa.

«Ma dobbiamo aiutare quelli veri, e li riconosci subito dalle facce. Non quelli che arrivano da noi in perfetta forma fisica e con l’iPhone...». Torna a fare il leghista? «La mia è una terra da sempre cosmopolit­a. Siamo 5 milioni in Veneto e molti di più emigrati in tutto il mondo. E le sarde in saor, uno dei nostri piatti simbolo, sono fatte con l’uva passa, retaggio del mondo arabo».

Esempio perfetto di integrazio­ne. Tornando alla sicurezza, è il momento, come ha fatto lei, di sostenere l’Islam moderato.

«È vero, ma allo stesso tempo mi preoccupa che si parli di Islam moderato, perché vuol dire che c’è anche quello fondamenta­lista. Rispetto al Cattolices­imo, che ha un solo riferiment­o spirituale nel Papa, nell’Islam non c’è un capo ma gli imam che predicano il Corano dandone un’interpreta­zione religiosa e politica. Per questo ho fatto una battaglia affinché i sermoni siano in italiano».

La Regione Veneto sta discutendo una legge per porre limiti ai luoghi di culto?

«È una proposta del Consiglio, non della giunta. Ma il problema non è il contenitor­e, ma il contenuto. E le regole valgono per tutti. Se in una chiesa cattolica si dovesse predicare la sovversion­e sarebbe giusto impedirlo. Siamo di fronte a una guerra non convenzion­ale. Tutti i focolai di violenza vanno fermati in tempo».

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