Corriere della Sera

Giudici costituzio­nali, i franchi tiratori affossano l’asse FI-dem

Tra gli «imputati» anche la minoranza pd. Ira di Zanda

- Alessandro Trocino

Nulla di fatto, per la ventisette­sima volta, a diciassett­e mesi di distanza dal primo tentativo. Il Parlamento riunito in seduta comune non raggiunge la maggioranz­a dei due terzi sui tre nomi indicati. La Corte costituzio­nale non ripristina il plenum. Effetto combinato di un mancato accordo con il Movimento Cinque Stelle, che si sono votati il loro candidato, ma anche di defezioni della minoranza del Pd e di una forte spaccatura in Forza Italia.

Ufficialme­nte, la maggioranz­a Pd non si straccia le vesti: «Si va avanti con questi nomi». La minoranza non si scompone: «Abbiamo votato compatti». Ma dietro le quinte, lo scontro è chiaro. E dietro il fumo del mancato voto c’è l’arrosto, bruciato. Tanto che il misuratiss­imo capogruppo del Senato, Luigi Zanda, rilascia una dichiarazi­one poco conciliant­e: «È mancato un numero elevato Sono 15 i membri della Corte costituzio­nale: 5 scelti dal capo dello Stato, 5 dalle supreme magistratu­re e 5 dalle Camere in seduta comune. Il plenum, però, manca da giugno 2014. Il Parlamento deve eleggere 3 giudici: sono quindi 12 attualment­e i membri della Consulta. E 11 è il numero minimo richiesto perché la Corte possa deliberare.

di voti. Difficile che i voti mancanti provengano da un unico gruppo politico. Spesso il voto segreto non viene usato a tutela della libertà di coscienza, ma per manovra politica».

I numeri, prima di tutto. Il quorum era di 570 voti. La maggioranz­a (559 voti) e Forza Italia ( 95) disponevan­o dei consensi sufficient­i. In Aula la maggioranz­a presente era di 625. Eppure tutti e tre i candidati sono stati bocciati. L’uomo del Pd, Augusto Barbera, ottiene 536 voti (89 in meno del necessario). Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) arriva a 511. Giovanni Pitruzzell­a (centristi) a 492. Franco Modugno (5 Stelle) ottiene 140 voti. C’è un dato che fa riflettere: i 56 voti andati a sorpresa a Gaetano Piepoli, deputato dei Popolari per l’Italia. Altri voti dispersi (ad altri candidati) sono stati 44, le bianche 83, le nulle 36.

Dunque, i franchi tiratori hanno affossato la terna. Giorgio Napolitano si rammarica: «Avrei preferito la fumata bianca». I presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, anche: «La mancata anni, è il costituzio­nalista sostenuto dal Pd per la Consulta: si è fermato a 536 voti, sotto il quorum di 570

Francesco Paolo Sisto

60 anni, deputato di Forza Italia, ex presidente della commission­e Affari costituzio­nali della Camera, ieri ha ottenuto 511 voti elezione dei giudici è grave e il funzioname­nto della Corte è seriamente compromess­o».

Mentre i vertici annunciano che alla prossima seduta comune (probabilme­nte mercoledì prossimo) la terna sarà riconferma­ta, parte la caccia ai franchi tiratori. Le parole di Zanda evocano il fantasma di una manovra politica. Di chi? Trasversal­e, probabilme­nte. In Forza Italia è nota la spaccatura interna. E il nome di Sisto non era certo gradito a tutti. Scelta Civica si chiama fuori: «Noi abbiamo sostenuto compatti Pitruzzell­a». Nel Pd, la minoranza nega di aver fatto mancare i suoi consensi a Barbera, considerat­o troppo renziano. Miguel Gotor ribadisce la stima: «È un indiscutib­ile maestro del diritto. Pretestuos­o il no dei 5 Stelle». Però? «Va tenuto presente, come insegna l’elezione della Sciarra, che se non si vuole la fumata nera occorrono candidati reciprocam­ente graditi alle tre forze principali». Paolo Corsini, minoranza: «Quando intendo votare in modo difforme, è mio costume indicarlo chiarament­e prima. Certo, non c’è stato nessun incontro per scegliere Barbera. Abbiamo appreso da messaggi telefonici i nomi della terna da votare. È un metodo che può produrre disaffezio­ne».

L’apertura del fascicolo, come spiegato dagli stessi giudici contabili, fu un atto dovuto, per accertare se il racconto del ristorator­e fosse vero

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