Giudici costituzionali, i franchi tiratori affossano l’asse FI-dem
Tra gli «imputati» anche la minoranza pd. Ira di Zanda
Nulla di fatto, per la ventisettesima volta, a diciassette mesi di distanza dal primo tentativo. Il Parlamento riunito in seduta comune non raggiunge la maggioranza dei due terzi sui tre nomi indicati. La Corte costituzionale non ripristina il plenum. Effetto combinato di un mancato accordo con il Movimento Cinque Stelle, che si sono votati il loro candidato, ma anche di defezioni della minoranza del Pd e di una forte spaccatura in Forza Italia.
Ufficialmente, la maggioranza Pd non si straccia le vesti: «Si va avanti con questi nomi». La minoranza non si scompone: «Abbiamo votato compatti». Ma dietro le quinte, lo scontro è chiaro. E dietro il fumo del mancato voto c’è l’arrosto, bruciato. Tanto che il misuratissimo capogruppo del Senato, Luigi Zanda, rilascia una dichiarazione poco conciliante: «È mancato un numero elevato Sono 15 i membri della Corte costituzionale: 5 scelti dal capo dello Stato, 5 dalle supreme magistrature e 5 dalle Camere in seduta comune. Il plenum, però, manca da giugno 2014. Il Parlamento deve eleggere 3 giudici: sono quindi 12 attualmente i membri della Consulta. E 11 è il numero minimo richiesto perché la Corte possa deliberare.
di voti. Difficile che i voti mancanti provengano da un unico gruppo politico. Spesso il voto segreto non viene usato a tutela della libertà di coscienza, ma per manovra politica».
I numeri, prima di tutto. Il quorum era di 570 voti. La maggioranza (559 voti) e Forza Italia ( 95) disponevano dei consensi sufficienti. In Aula la maggioranza presente era di 625. Eppure tutti e tre i candidati sono stati bocciati. L’uomo del Pd, Augusto Barbera, ottiene 536 voti (89 in meno del necessario). Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) arriva a 511. Giovanni Pitruzzella (centristi) a 492. Franco Modugno (5 Stelle) ottiene 140 voti. C’è un dato che fa riflettere: i 56 voti andati a sorpresa a Gaetano Piepoli, deputato dei Popolari per l’Italia. Altri voti dispersi (ad altri candidati) sono stati 44, le bianche 83, le nulle 36.
Dunque, i franchi tiratori hanno affossato la terna. Giorgio Napolitano si rammarica: «Avrei preferito la fumata bianca». I presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, anche: «La mancata anni, è il costituzionalista sostenuto dal Pd per la Consulta: si è fermato a 536 voti, sotto il quorum di 570
Francesco Paolo Sisto
60 anni, deputato di Forza Italia, ex presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, ieri ha ottenuto 511 voti elezione dei giudici è grave e il funzionamento della Corte è seriamente compromesso».
Mentre i vertici annunciano che alla prossima seduta comune (probabilmente mercoledì prossimo) la terna sarà riconfermata, parte la caccia ai franchi tiratori. Le parole di Zanda evocano il fantasma di una manovra politica. Di chi? Trasversale, probabilmente. In Forza Italia è nota la spaccatura interna. E il nome di Sisto non era certo gradito a tutti. Scelta Civica si chiama fuori: «Noi abbiamo sostenuto compatti Pitruzzella». Nel Pd, la minoranza nega di aver fatto mancare i suoi consensi a Barbera, considerato troppo renziano. Miguel Gotor ribadisce la stima: «È un indiscutibile maestro del diritto. Pretestuoso il no dei 5 Stelle». Però? «Va tenuto presente, come insegna l’elezione della Sciarra, che se non si vuole la fumata nera occorrono candidati reciprocamente graditi alle tre forze principali». Paolo Corsini, minoranza: «Quando intendo votare in modo difforme, è mio costume indicarlo chiaramente prima. Certo, non c’è stato nessun incontro per scegliere Barbera. Abbiamo appreso da messaggi telefonici i nomi della terna da votare. È un metodo che può produrre disaffezione».
L’apertura del fascicolo, come spiegato dagli stessi giudici contabili, fu un atto dovuto, per accertare se il racconto del ristoratore fosse vero