Via al braccialetto anti stalker: sperimentazione su 25 coppie
Trovati i fondi, si parte a gennaio. Se lui si avvicina suona l’allarme
Per fermare la strage delle donne arriva finalmente in Italia il braccialetto elettronico. Un sistema salvavita che rappresenta una svolta molto attesa, per un Paese che vanta un tristissimo record di omicidi, maltrattamenti e pestaggi, maturati troppo spesso tra le mura domestiche. A gennaio partirà la sperimentazione su venticinque coppie a rischio. Saranno dotate di un dispositivo di controllo satellitare, identico per la donna e per l’uomo e simile a un piccolo telefono cellulare. L’aggressore dovrà anche indossare una cavigliera, sarà obbligato a portare sempre con sé il dispositivo e non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima.
Il via libera del ministero dell’Interno è stato annunciato ieri dall’onorevole Alessia Morani, autrice dell’emendamento alla legge contro il femminicidio con cui la norma, che consente l’uso di simili apparecchiature di controllo a distanza, è stata introdotta nel Codice di procedura penale, ultimo comma dell’articolo 282 bis: allontanamento dalla casa familiare.
«Sono ancora troppe le donne che muoiono per un amore che si trasforma in odio feroce e noi vogliamo che la strage abbia fine — commenta con evidente soddisfazione Morani, componente della commissione Giustizia —. Fin qui sono mancati gli strumenti tecnologici a disposizione di tribunali e forze dell’ordine e il salvavita è una novità importante. Con la cyber security prevedo un salto di qualità nella prevenzione».
Poiché i numeri drammatici della violenza sulle donne in Italia sono frutto di un retaggio culturale duro a morire, il successo delle nuove apparecchiature tecnologiche andrà verificato nel tempo e talvolta bisognerà superare le resistenze di giudici ed esponenti delle forze dell’ordine. Ma in Spagna, dove la sperimentazione è partita nel 2006 a Madrid e, in dieci anni, 1.500 coppie sono state sottoposte al monitoraggio, il cosiddetto braccialetto elettronico ha ottenuto risultati straordinari. Il rischio di recidive è stato praticamente annullato: zero omicidi su 756 coppie durante il periodo di osservazione.
Dovrà essere il giudice, una volta stabilito l’allontanamento dal tetto familiare o imposto il divieto di frequentare i luoghi di vita della vittima, a decidere se la donna debba essere dotata del dispositivo salvavita. Il congegno sarà collegato con le forze dell’ordine ed emetterà un segnale acustico nel caso in cui lo stalker violi gli ordini del magistrato, varcando le «no access zone». L’avviso sul dispositivo della donna scatta anche al di fuori delle zone interdette, cioè quando l’uomo entra nel suo raggio di azione, a due chilometri di distanza.
I dati, rilanciati da tutti i mezzi di informazione in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sono da allarme rosso. Quasi sette milioni di donne italiane hanno subito violenza fisica o psicologica almeno una volta nella vita e soltanto l’11,8 per cento trova la forza e il coraggio di denunciare.
Spesso, altro fattore choc, chiedere aiuto non basta, se è vero che sette donne su dieci uccise da mariti, fidanzati o ex diventati pericolosi stalker, avevano chiesto aiuto perché oppresse dalla paura. E poiché, come dice Morani, «non è possibile avere un poliziotto fisso a presidio di ogni casa o luogo di lavoro», il braccialetto può garantire sicurezza e libertà per le donne. E consentire all’uomo di non compiere atti irreversibili.
In Spagna Casi decisi dal giudice Introdotto a Madrid dal 2006: rischi di recidiva quasi azzerati