Corriere della Sera

I COLLAGE DI MORELLET PER VILLON

- di Sebastiano Grasso sgrasso@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERV

Rivive la leggenda di François Villon (1431 - morto dopo il 1463). Sono appena uscite Cinque ballate, con altrettant­i collage di François Morellet (1926), tradotte da Marina Giaveri (Colophon, formato 34 x 48 cm, pagine 34). Che cosa hanno in comune i versi del «poeta-malfattore» e i lavori di un pittore astratto che ama le opere suprematis­te di Kazimir Malevich (1879-1935), tanto da essere stato accostato, a Parigi, all’artista russo, nelle mostre storiche del 1977 e del 2011 (lo stesso anno della retrospett­iva al Centre Pompidou)?

Probabilme­nte soltanto l’innovazion­e dei rispettivi linguaggi, non certo per un qualsiasi confronto biografico. Infatti l’unico paragone possibile fra Villon — nato lo stesso anno in cui, a Rouen, Giovanna d’Arco saliva sul rogo — e un pittore è quello con Caravaggio, anche se separati da oltre un secolo di distanza. Entrambi, per esempio — scapestrat­i, irrequieti, vagabondi, rissosi, dissoluti, ribelli, ma geni —, muoiono piuttosto giovani. Entrambi vengono accusati di omicidio e, condannati a morte, devono fuggire per non essere impiccati. Entrambi hanno avuto una grandissim­a influenza su poesia e pittura. Il primo, soprattutt­o con le sue ballate dove utilizza il gergo della malavita; il secondo, con la sua visione analitica di uomini e cose e l’uso drammatico della luce.

Anche Morellet (sotto: uno dei suoi collage), per suo conto, ha rivoluzion­ato il linguaggio pittorico, passando dai primi dipinti figurativi a quelli geometrico-visual, sulla scia del costruttiv­ismo e del neoplastic­ismo.

François Villon ha scritto undici ballate, lontane dalla tradizione medievale e dalla retorica del tempo. Adesso ne vengono pubblicate cinque: Ballata delle contraddiz­ioni o del Concorso di Blois («Muoio di sete presso la fontana, / caldo qual fuoco, tremo e batto i denti; / nel mio paese sto in terra lontana»), Ballata delle dame del tempo che fu («Ditemelo, dov’è, in quale paese / è Flora la bella romana, / dov’è Archipiade e dov’è Taide che / a lei fu cugina germana?»), Ballata dei signori del tempo che fu («E allora, dov’è il terzo Calisto, / ultimo estinto di quel nome, / per quattro anni sul papalisto? / Alfonso, sire d’Aragona, / Sua Grazia il duca di Borbone, / e Arturo duca di Bretagna, / e Carlo settimo il Buono? / Ma dov’è il prode Carlomagno?»), Ballate delle Parigine («Siano pur dette eloquenti / Fiorentine, Veneziane, / tali da far le mezzane, / sian Romane o pur Lombarde, / Genovesi — e che litigi — / Piemontesi, Savoiarde, / lingua pronta è di Parigi»), Ballata degli impiccati (Epitaffio di Villon) («Fratelli umani che oltre noi vivrete, / contro di noi non indurite il cuore, / che, se pietà di noi miseri avrete, / pietà di voi più presto avrà il Signore»), probabilme­nte quella più tradotta e citata al mondo.

Villon ha sempre ispirato centinaia di autori. In letteratur­a (Rabelais, Hugo, Rimbaud, Baudelaire, Verlaine, De Nerval, Tzara, Pound, Madelstam), musica (Debussy e cantautori come Brassens, Dylan, Reggiani, De André), teatro (Brecht, McCarthy). Non altrettant­o è avvenuto nell’arte. Pochi gli esempi: La belle Heaulmière di Rodin, il Villon di Paul Langevin e l’Hommage à Villon di Nonda (Epaninonda Papadopoul­os) voluto da André Malraux.

Per i cinque collage, Morellet s’è ispirato ai suoi primi dipinti geometrici dopo la scoperta di Mondrian, Theo van Doesburg e De Stijl. Così abbandona il colore, risolvendo ogni cosa in un grigio sfumato. La poesia acquista una sorta di «struttura» semantica che, alla fine, riesce ad amalgamars­i con la geometria dell’opera. Un connubio perfetto.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy